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Prose della volgar lingua. L'aeditio princeps del 1525 - Pietro Bembo - copertina
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Prose della volgar lingua. L'aeditio princeps del 1525
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Descrizione


La prima edizione delle “Prose della volgar lingua” di Pietro Bembo apparve a Venezia nel 1525. Il trattato si rivelo’ subito decisivo per la cultura italiana, che vi trovo’ la certezza di una codificazione dell’italiano come lingua letteraria di dignita’ non inferiore a quella delle lingue classiche perche’ fondata sull’imitazione dei classici del volgare, Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa. Una soluzione della “questione della lingua” tale da influenzare per secoli, nel bene e nel male, la cultura e la civilta’ stessa dell’Italia. Per Bembo la “princeps” del 1525 fu il punto di arrivo (provvisorio) di una lunga riflessione sul problema della lingua e della letteratura volgari, partita almeno dalle edizioni aldine de Petrarca e Dante da lui curate a inizio secolo. Ma la documentazione del percorso elaborativo che sfocia nell’edizione e’ oggi affidata esclusivamente alla testimonianza del manoscritto autografo delle “Prose”, il codice Vaticano latino 3210, in se’ e nel suo rapporto con la “princeps”. Solo da qui si possono ricavare indicazioni su ‘come ha lavorato Bembo’ per le “Prose”. Questa edizione della “princeps” delle “Prose della volgar lingua” fruisce dell’apporto del codice vaticano per dar conto, in modo completo e formalmente strutturato, del processo di elaborazione sottostante all’edizione del 1525. Il testo della “pronceps” e’ rigorosamente riproposto nel suo assetto linguistico e grafico, cosi’ da testimoniare con esattezza le consuetudini del Bembo nello stesso tempo codificatore e scrittore di prosa volgare. Il sistema di rappresentazione formale dell’elaborazione, che supera la tradizionale rigida divisione tra testo e apparato grazie ad un articolato corredo paratestuale di segni e stili tipografici, proietta sul testo della “princeps” la stratigrafia del codice vaticano e insieme distingue lo ‘spazio di variazione’ della stampa rispetto al risultato finale dell’elaborazione nel manoscritto. Integrato da un essenziale apparato, il sistema permette di avere sott’occhio sinotticamente, pagina per pagina, la spettrografia della formazione del testo, con riscontro immediato sia dei modi della variazione, sia della dialettica tra varianti e invarianti. Assumono cosi’ perspicua evidenza i molteplici movimenti correttori, che dimostrano come soprattutto la parte grammaticalmente precettistica del trattato sia venuta costituendosi per tappe, attraverso aggiunte, soppressioni e ripensamenti, e come Bembo abbia applicato dinamicamente alla propria stessa scrittura le regole esposte nelle “Prose”, anche sulla base di una sempre piu’ approfondita conoscenza della lingua dei poeti e prosatori antichi.
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Dettagli

2001
1 gennaio 2001
464 p.
9788849115857

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Pietro Bembo

(Venezia 1470 - Roma 1547) scrittore italiano. Nato da nobile famiglia, fu avviato dal padre Bernardo, che lo volle con sé in numerosi viaggi e missioni, agli studi umanistici perfezionati poi a Messina (1492-94), alla scuola di greco di C. Lascaris. Tornato a Venezia, collaborò al programma editoriale-culturale di Aldo Manuzio. Pubblicato il trattato degli Asolani (1505), dal 1506 al 1512 fu alla corte d’Urbino; passò quindi a Roma, dove nel 1513 divenne segretario di Leone X. Nel 1519 tornò nel Veneto e, stabilitosi nel 1522 a Padova, attese alla composizione delle Prose della volgar lingua e alla raccolta delle Rime. Nel 1530 fu nominato storiografo della repubblica veneta e bibliotecario della Libreria Nicena (poi Biblioteca Marciana) di Venezia. Ormai famoso, ottenne il cardinalato nel...

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