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La poesia di Zagajewski risente ovviamente del dramma storico da lui vissuto, che ne ha fatto un perenne esiliato e transfuga dal mondo. Come uomo ha infatti patito una pesante persecuzione politica da parte della Stasi per la sua opposizione al regime, come poeta ha condiviso il destino di chi pensa e parla in una lingua fatta di simboli e immagini, lontana dalla concretezza dell’esistenza materiale, incompresa e mal tollerata dai più. questa raccolta presenta testi inediti in italiano insieme a poesie già note, come la più celebre che dà il titolo al libro. Scritta nel 1999 e dedicata all’Ucraina, è stata però pubblicata sul New Yorker nei giorni successivi all’11 settembre 2001, in quanto il tono dolente dei suoi versi sembrava poter ben adattarsi ai tragici avvenimenti americani, nel suo invito a cantare sia il dolore sia la bellezza, sia la distruzione sia la rinascita: “Canta il mondo storpiato / e la penna grigia perduta dal tordo, / e la luce delicata che erra, svanisce / e ritorna”. La scrittura di Zagajewski si è posta sin dagli esordi l’obiettivo di testimoniare i drammatici avvenimenti che hanno afflitto la contemporaneità, provocando guerre e lutti, perseguitando individui e interi popoli, condannando ideologie e fedi religiose. La sua sensibilità ferita si è espressa soprattutto in difesa degli ebrei polacchi, alcuni deportati nei campi di concentramento, altri umiliati per tutta la vita, individuando figure particolari che assurgessero ad esempi universali di innocenza calpestata. Consapevole che “la bellezza fugge dal mondo irrimediabilmente”, Adam Zagajewski affida alla poesia il compito di salvarne almeno una traccia per aiutare l’umanità a sopravvivere, superando sofferenze e tragedie.
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