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Sapere guardare con delicatezza é dono raro. Ancor più col rispetto delle piccole cose. Restituire il silenzio al nostro territorio, percorso freneticamente ed ignorato da sguardi disattenti e puntati sulla via d'asfalto su cui sfrecciare... Umberto Giovannini e Maria Laura Guglielmini esercitano le loro prove di sguardo con la lentezza umana che coglie dettagli significativi del quotidiano. Sanno restituire un respiro, un sorriso, un colore, il senso. Ciò da cui siamo partiti.
Parole da guardare, immagini da leggere. Camminare, esplorare, errare. Di questo si tratta. Un percorso di immagini che si fanno parola, suono e colore. La scrittura intesa come forma e disegno diviene l’espressione di un luogo e trae da esso lo spunto per delinearne mediante direzioni, dimensioni e inclinazioni, quegli aspetti che più lo caratterizzano. Alcune scritte si colorano delle tinte del cielo, oppure dei prati, o dei fiori, raddoppiando così il loro valore semantico; altre si espandono per dare risalto al senso di uno spazio esteso, altre ancora si evidenziano per contrasto dove altre, prima sfumano, poi si dissolvono. La scrittura, nella sua forma visiva, introduce un racconto che in seguito diventa immagine vera e propria. Fotografie di paesaggio dai toni tenui e delicati, panoramiche che tendono all’infinito, cancelli che si aprono sull’indefinito, nebbie, ombre, notturni, nuvole. L’azzurro del cielo è il colore dominante. Inquadrature che cercano di raggiungere il cielo, anche quando l’osservazione punta in basso. Gli scarti della produzione industriale divengono, sotto forma di textures compositive, lo sfondo paesaggistico di un ambiente trasformato, modificato dall’uomo; i nuovi scenari imposti dalla spinta produttiva e dalle ragioni economiche si ergono come barriera ai veri bisogni contemplativi e precludono allo sguardo ogni possibile desiderio di lontananza.
Penso che questo sia un libro destinato a non stancare mai di essere visto e sfogliato, un vero album fotografico da meditazione, da prendere a piccole dosi, come ogni cosa preziosa. Va osservato, non semplicemente guardato, goduto in ogni sfumatura, se ci si lascerá prendere dalla meraviglia che la natura riesce a generare, si sarà ripagati dalle emozioni che saprà suscitare sfogliandone le pagine. L’uomo qui non è protagonista, ma attento e scrupoloso osservatore, le immagini sono talvolta liriche ed oniriche, talvolta originali e singolari, non strade, edifici o monumenti ma paesaggi naturali, seppure governati dall’uomo, ritratti di un mondo che ci ospita, ma di cui non possiamo sentirci padroni.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo è un libro figurato e come tale si esprime e comunica per mezzo di immagini. E' una concezione visiva sui luoghi di Sommacampagna, un'esplorazione dello sguardo che si volge al paesaggio per rappresentarlo sia nell'aspetto esteriore della propria realtà oggettiva, sia nella forma intima di una visione introspettiva, riservata, esclusiva. "Qualunque paesaggio é uno stato d'animo" (Henri Frederich Amiel).
Pagina dopo pagina il racconto cambia forma, articolandosi in svariate prove di osservazione.
Nelle composizioni grafiche di Marialaura Guglielmini la scrittura, in una catena di sostantivi, ripropone l'assetto del territorio organizzato dall'uomo. Sequenze ritmiche di parole, come contenitori di significati concreti, tratteggiano il paesaggio nella sua reale fisionomia. I caratteri tipografici aumentano o diminuiscono la loro dimensione come a suggerire l'idea di vicinanza e lontananza. I nomi delle vie, delle piazze, le località, si dispongono sulla pagina proprio come in una mappa, nel totale rispetto della loro consueta collocazione viaria. Il tutto sembra muoversi in un suggestivo percorso di linee morbide e sinuose che si espandono a spirale dal centro verso la periferia, per poi tornare e rifluire. Il segno grafico infine, diventa suono, modulandosi nelle sue forme in movimento, nei toni di colore ora tenui, ora accesi, simulando suggestioni acustiche lievi, gravi, forti e acute. Rumori, ritmi, vibrazioni; tutto concerta in un insieme dinamico di andamenti armonici, sovrapposizioni di forme e timbri sonori.Organizzare un racconto per immagini, documentarlo, rendere leggibili i segni che il territorio lascia al di là delle stagioni, con percorsi ostinati di ricerca quotidiana, testimonia il desiderio di un'indagine che la costanza muove al fine di un piacere esplorativo. Umberto Giovannini tacita i rumori, le contaminazioni del mondo produttivo, i suoi movimenti frenetici; spegne l'inquinamento acustico e luminoso per scendere a riappropriarsi del silenzio, dei colori e delle atmosfere sospese della natura; percorre ancora e ancora strade usate e rallenta il passo, finché il battito non si accorda al ritmo cadenzato della pioggia leggera nei campi arati. Con fare discreto e delicato sentire scopre l'inedito in ciò che è famigliare, ferma il cielo nelle pozzanghere, rivela geometrie che le parole non sono in grado di significare. Nei particolari rovesciati, scrutando i dettagli che il guardare comune trascura, ritaglia in voli verso terra porzioni di un mondo che si coglie solo col naso all'insù. Lascia che l'uomo, nel paesaggio che egli forza alle ragioni economiche, sparisca, per ritrovare la proporzione di un respiro che parla la lingua delle cose. E il suo sguardo incanta.
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