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La psichiatria coloniale italiana negli anni dell'Impero (1936-1941) - Luigi Benevelli - copertina
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La psichiatria coloniale italiana negli anni dell'Impero (1936-1941)
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La psichiatria coloniale italiana negli anni dell'Impero (1936-1941) - Luigi Benevelli - copertina
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Descrizione


Il saggio di Benevelli è uno studio organico sull'assistenza psichiatrica nelle colonie d'Africa. In realtà i governi del Regno non si occuparono mai seriamente del problema, ma la Libia di Balbo ebbe una certa politica per il settore e aprì a Tripoli un manicomio la cui direzione fu affidata al dottor Angelo Bravi, brillante psichiatra di scuola pavese. Attraverso la storia della psichiatria coloniale italiana, il Benevelli non solo disvela al lettore un volto poco noto del colonialismo nostrano, ma trova le radici culturali più remote di quella che sarà - nelle sue contraddizioni - la politica psichiatrica (e sanitaria) nel nostro Paese. Il saggio, pur nella sua specializzazione, è destinato al pubblico più vasto. Luigi Benevelli, medico psichiatra e pubblicista. Da deputato della Repubblica (1983-1992), si è occupato in particolare dell'attuazione della riforma sanitaria.
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Dettagli

2010
23 aprile 2010
167 p., Brossura
9788882341367

Voce della critica

Il saggio di Luigi Benevelli, medico psichiatra, pubblicista, vicepresidente dell'Istituto di storia contemporanea di Mantova, affronta i molteplici aspetti della psichiatria coloniale, compresi gli obiettivi e l'organizzazione dell'assistenza sanitaria nelle colonie. In particolare, sono indagati i rapporti dei medici italiani con il mondo coloniale e con le "scuole" di psichiatria europee. Il lavoro è particolarmente interessante perché affronta il dibattito sulla "razza" in prospettiva psichiatrica lasciando intravedere le connessioni dei progetti coloniali con l'elaborazione di tesi sull'inferiorità del colonizzato. In tal senso è tra i primi testi sull'argomento. Il volume, un testo agile e ricco di riferimenti bibliografici, è diviso in quattro parti. Inizia con un inquadramento generale della ricerca che fornisce al lettore interessanti informazioni sui tratti della psichiatria italiana tra le due guerre e sugli psichiatri del fascismo. Sono affrontati i temi del pregiudizio razzista nei confronti delle popolazioni africane, del meticciato, della sanità italiana in Africa e della medicina tradizionale nelle colonie. Di particolare interesse è la parte terza, dedicata alle psichiatrie nelle colonie britanniche dell'Africa dell'est, in quelle francesi dell'Africa occidentale, alla Scuola di Algeri e alla grande influenza che essa esercitò su alcuni medici italiani. L'ultimo capitolo di questa sezione ricostruisce cronologicamente, a partire dal 1904, i passaggi fondamentali – convegni, testi scientifici, pubblicistica e casi clinici – che delineano la nascita di una prassi clinica italiana. Il primo luglio del 1939 fu inaugurato a Tripoli il primo manicomio coloniale italiano diretto da Angelo Bravi. L'ultima parte del libro segue le vicende dello psichiatra italiano.
Gabriele Proglio

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