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Non sarà Deaver, ma si lascia leggere volentieri. Baldacci si conferma un buon autore, senza picchi di eccellenza, ma porta a casa la pagnotta anche con questo libro. Mi è piaciuta, al terzo capitolo di Sean & Michelle, la lunga introspezione dedicata ad uno dei due personaggi; ottimo anche il triplice plot in cui si dipana il libro. Meno apprezzabile il soggetto dell'indagine principale, che coinvolge i detective in un gioco forse troppo grande per il loro ruolo.
Molto ben scritto
Premesso che questo è il primo libro che leggo di Baldacci e che provengo dalla appassionante lettura di un (quasi) capolavoro come “Il cacciatore di aquiloni”, credo che “Puro Genio” sia un libro con evidenti pregi e difetti. Cominciamo da ciò che mi ha convinto: la trama è abbastanza avvincente e variegata, con colpi di scena e finale da film d’azione. La scrittura è fluida e i tanti brevi capitoli ti incentivano a leggere le 428 pagine che scivolano via senza intoppi. L’argomento che tratta il libro è decisamente interessante. Detto questo però ci sono altri aspetti che mi hanno lasciato piuttosto perplesso: è vero che la storia è di fantasia ma ci sono alcuni passaggi che francamente non stanno in piedi (Le risposte della nonna di Lindy ad Horatio nell’ospizio ad esempio). I personaggi sono tutti stereotipi: il bello, la bella, il muscoloso, il genio, la bambina autistica, i militari corrotti…e più in generale tutto il romanzo sa molto di cliché: nello sviluppo degli eventi, nella costruzione dei capitoli, nel modo di descrivere le situazioni ed i soggetti coinvolti. E' come se ogni volta riempisse di contenuti diversi uno stesso modello. E poi un ultimo appunto: se la memoria non mi inganna, “Puro genio” ricorda tanto, tanto “Enigma” di Robert Harris. Mi sa che per il prossimo libro ritorno al punto di partenza: “Mille splendidi soli"…
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