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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2012
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L'esordio narrativo del rivoluzionario collettivo ora noto come Wu Ming.
«Un colpo di scena letterario. Una straordinaria avventura storica di fede e di rivolta» – la Repubblica
Anno Domini 1555. Sopravvissuto a quarant'anni di lotte che hanno sconvolto l'Europa, un eretico dai mille nomi racconta la sua storia e quella del suo nemico, Q. Predicatori, mercenari, banchieri, stampatori di libri proibiti, principi e papi compongono l'affresco dei tumultuosi anni delle guerre di religione: dalla Germania di Lutero, al regno anabattista di Münster, all'Italia insidiata dall'Inquisizione.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una genialata! Condivido a pieno il giudizio di La Repubblica: un colpo di scena letterario!
Bellissimo, geniale, il miglior libro del collettivo Wu Ming
Indeciso tra tre e quattro stelle, alla fine ne ho messo quattro. Più per l'interesse che mi ha fatto nascere verso le vicende raccontate (diverse volte al termine del capitolo appena terminato andavo a consultare wikipedia) che per la consistenza dell'opera. Interessante sì, avvincente in alcuni punti anche, ma non del tutto credibile. E' uno di quei pochi libri che mi ha colpito e che per questo rimarrà nei miei ricordi; ma non lo definirei un capolavoro. Per come la vedo io, non è la storia di un anabattista. E' la storia di un giovane e speranzoso contestatore religioso che poi nel corso della vita e degli eventi si trasforma in agitatore, provocatore, truffatore, avventuriero; continuando sì ad avere frequentazioni anabattiste, ma senza mai essere mosso dalla fede. Più convincente invece la figura di Q, il suo antagonista. Le sue lettere, come la voce fuori campo in un film, possono sì apparire costruite artificiosamente a mo' di "spiegoni", ma riescono a offrire un quadro convincente degli intrighi sottostanti le vicende raccontate, che oltrepassa il livello dei singoli individui e le spiega come il risultato dell'immanente scontro nella lotta tra i potenti del tempo. I capitoli finali, dove l'azione frenetica prende il posto della riflessione, sono anche quelli, a mio avviso, meno convincenti. Soprattutto la "conversione" di Q, che sembra parificare la storia del romanzo alla trama stereotipata di tanti film americani. Insomma, avrei trovato più coerente un finale diverso, più cattivo, come il resto della storia.
Recensioni
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