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In forma di diario, "Quaderni di Lanzarote" è una finestra affacciata sul mondo interiore del Premio Nobel Saramago. Chi ha letto "Cecità" è probabilmente riuscito a coglierne il talento. Ma è in piccole opere come questa che è possibile conoscere il valore delle piccole cose che un uomo di lettere è capace di leggere e interpretare. Consigliato soprattutto a chi ha visitato le Isole Canarie, e in particolare Lanzarote.
Saramago mette su un romanzo con un solo personaggio e ne fa un diario ovvero un'immagine speculare che mostri il proprio riflesso in maniera accettabile. Come un diario che si rispetti ci si può trovare una varietà immensa di argomenti non strettamente connessi tra loro ed anzi, volutamente slegati per dar il giusto spazio ad ogni riflessione. L'autore toglie i panni di "semplice" scrittore e si mostra come uomo con le sue fragilità ed i suoi pensieri.
I "Quaderni di Lanzarote" sono un diario che Saramago scrive nel corso di cinque anni, dal 1993 al 1997. Comincia a scriverli a seguito della sua decisione di lasciare il Portogallo dopo l'uscita del "Vangelo secondo Gesù", che tanto scalpore suscitò nel suo Paese natale. Saramago si stabilisce allora a Lanzarote, che sarà la sua casa fino all'anno della sua morte, il 2010. Il Premio Nobel si mostra nella sua intimità, nei suoi momenti familiari e con gli amici, nei suoi viaggi, nelle conferenze, nei dibattiti e nei premi che gli vengono assegnati. Scopriamo aneddoti curiosi circa la nascita di alcuni dei suoi libri più conosciuti, come il "Vangelo" e la "Storia dell'Assedio di Lisbona", ed assistiamo alla creazione ed alla terminazione di un altro capolavoro che risponde al titolo di "Cecità", al cui riguardo Saramago ci rivela come e dove gli sia venuto in mente il soggetto del libro e quanta fatica gli sia costato portare a termine quest'opera. Interessante altresì è scoprire la ragnatela di amicizie, di conoscenze e di influenze di uno scrittore così famoso, eppure così geloso della sua vita privata e così schivo. Ci parla dei suoi viaggi in Cina, in Brasile, in Argentina. Dei suoi amici italiani e delle sue frequenti visite a Torino e Milano. E ci racconta piccoli episodi, come quando Dario Fo, subito dopo aver vinto il Nobel nel 1997, lo chiama per dirgli che è un ladro, perché il Nobel avrebbe dovuto vincerlo lui. Ma i momenti più belli del libro sono senza dubbio quelli che l'autore trascorre a casa sua, nell'isola, con sua moglie Pilar e con i cani che, uno dopo l'altro, accoglie in casa e vanno a completare la sua famiglia. Le sue passeggiate solitarie sulla meravigliosa isola di Lanzarote, alla ricerca di una ispirazione o solo per assaporare la bellezza di un paesaggio unico al mondo. Libri di questo tipo, da leggere avendo già una conoscenza completa dell'autore, aiutano a renderlo più umano ai nostri occhi di lettori e a renderlo quasi più vicino.
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