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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Mi aspettavo un po' di più e invece l'ho trovato deludente. Peccato!
L'ho trovata davvero una bella storia, una lettura a mo di favola ma dal gusto adulto. Contenta di averlo letto.
Deludente .. bella l'idea della favola e dell'inserimento di immagini anche divertenti. La trama però è ovvia e ho trovato la caratterizzazione dei personaggi poco profonda. A me personalmente ha parecchio annoiato, forse è questione di gusti....
Recensioni
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Chiara Gamberale, abituata a dare voce alla nostra complessità, questa volta si concentra sul rischio che corriamo a volere riempire ossessivamente le nostre vite, anziché fare i conti con chi siamo e cosa vogliamo.
- Sai, Chiara Gamberale ha scritto un nuovo libro…
- Che libro?
- Una favola illustrata.
- Ma una favola tipo “C’era una volta una Principessa…”?
- Sì, esatto!
- E parla di una ragazzina capricciosa che ha un grande vuoto dentro?
- Sì, vero!
- E questa favola è dedicata a un grande amore passato?
- Sì, come fai a saperlo?
- Perché io sono il Grande Critico, e a me le storie che hanno come protagoniste le Principesse, i Cavalieri e altri personaggi Non troppo importanti non mi sono mai piaciute.
- Forse perché anche tu sei Qualcosa di Troppo…
- E chi è Qualcosa di Troppo?
Qualcosa di Troppo è una bambina molto amata e molto viziata, che ha passato tutta la sua infanzia tentando di attirare l’attenzione in tutti i modi, urlando, sbraitando ed esigendo sempre qualcosa di più. Quando amava, amava Troppo, e quando desiderava, desiderava Troppo. Anche quando soffriva lo faceva in maniera eccessiva e sovrabbondante, nessuno riusciva ad arginare la sua irruenza.
Poi un giorno conobbe un grande dolore, la perdita di sua madre, e quel giorno la Principessa Qualcosa di Troppo si imbatté per caso nel Cavalier Niente, un omettino molto strano, né vecchio né giovane, né bello né brutto, che insieme alla sua amica, Madama Noia, passava tutto il tempo a Non fare qualcosa. Qualcosa di Troppo ovviamente odiava Non fare, lei voleva correre nei campi, cavalcare i cervi, girare per il mondo. Voleva TANTO, voleva TUTTO, voleva TROPPO. Il Cavalier Niente invece voleva solo stare per conto suo e fischiettare, diceva che bisognava far pace con il proprio niente, il proprio vuoto, il proprio dolore, e non riempire, riempire, riempire la vita di cose inutili…
Tutto quello che il Cavalier Niente dice e predica alla piccola Qualcosa di Troppo, a volte deridendola o trattandola male, le risulta incomprensibile e inutile per gran parte di questo breve libriccino. Anzi la ragazzina inseguirà per molti anni la felicità nel modo sbagliato, prima seguendo Qualcosa di Buffo, poi Qualcosa di Blu, poi Qualcosa di Importante, poi Qualcosa di Speciale…. Saltellando da un posto all’altro, da una storia all’altra, cercando di ignorare quel vuoto che sente nel profondo dello stomaco.
Ad ogni incontro, durante ogni viaggio, la Principessa incontra Qualcosa e ottiene Niente, come succede nelle favole più tristi del mondo. È per questo che questo libro è una specie di Piccolo Principe, però al contrario, perché la giovane esploratrice che vediamo in queste pagine pur andando sempre avanti, non trova nuova saggezza e nuovi amici, ma invece torna sempre indietro, al Niente. Il suo niente vestito di stracci e coi capelli arruffati, il suo niente con un occhio verde e un occhio marrone, con gli occhialini tondi sempre logori.
Una favola che fa molto riflettere anche grazie ai disegni semplici di Tuono Pettinato, un illustratore capace con pochi tocchi di china e tre colori di base di esprimere tutta la gamma dei sentimenti che possiamo incontrare nel mondo. La semplicità di queste pagine e la profondità del loro messaggio sono l’esempio perfetto di come a volte sia necessario eliminare il sovrappiù, tornare all’essenziale, per comprendere noi stessi. Questo libro è il regalo perfetto per chi sta affrontando una strada in salita, ma anche per chi è già arrivato in cima; per chi quel Qualcosa lo ha già ottenuto e per chi è ancora lì a fare i conti con il suo Niente.
Recensione di Annalisa Veraldi
I Ragazzini Abbastanza, che l’avevano sempre evitata, ora erano tutti lì a darle chi un abbraccio, chi una carezza, una biglia fosforescente, un invito a giocare insieme a rubabandiera, presto. Ma lei non li vedeva nemmeno. Si sentiva troppo abbandonata. Troppo sola. Troppo bucata nel cuore. Così, nel bel mezzo della cerimonia, quando il Re prese la parola per ringraziare il suo popolo, Qualcosa di Troppo ne approfittò. E fuggì via, con le sue gambe troppo veloci, via, via da tutta quella gente che era sì tantissima, ma anche pochissima e inutile e cattiva, se là in mezzo sua madre non c’era. (pag.34)
In un regno molto lontano viveva felice un Re e la sua splendida moglie. I due, dopo qualche anno di matrimonio, hanno una bambina talmente esuberante da meritare il nome di Qualcosa di Troppo. Ed è davvero così. Non riesce a stare ferma, corre, salta, ride e piange con molta intensità. Ma alla morte dell’amata madre, la piccola principessa si ritroverà con il cuore a pezzi. Anestetizzati i propri sentimenti la giovane Qualcosa di Troppo si imbatterà in una serie di pittoreschi personaggi che le cambieranno completamente la vita.
Spesso il modo migliore per parlare di qualcosa è farlo utilizzando parole semplici. E cosa ci può essere di più candido di una fiaba per raccontare i grandi temi della vita?
Chiara Gamberale racconta, con delicatezza e molta profondità, le vicende legate ad una giovane principessa che si ritrova a percorrere la più grande delle avventure, la vita.
Qualcosa di Troppo non è solo il nome della giovane protagonista che si impone nella storia con grande vitalità, ma è un invito dell’autrice a fermarci e riflettere poiché al giorno d’oggi, siamo sempre alla ricerca di “qualcosa” che possa riempire il nostro “cuore bucato” (un “buco troppo buco” come dice la Gamberale) e nel nostro ossessivo sforzo di riuscirci cerchiamo di colmare il vuoto con “Troppo”.
Uno splendido romanzo di formazione, ricco di metafore che fanno sorridere e riflettere allo stesso tempo.
Vivamente consigliato.
Recensione di Gabriele Scandolaro.
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