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Le fonti esaminate nella ricerca circoscritta al periodo 1990-2002 sono essenzialmente quattro quotidiani tra i quali il Corriere della sera e la Repubblica e ottanta interviste semistrutturate condotte con personalità che i giornali considerati evidenziano nel dibattito sul futuro dell'Unione europea. I risultati dell'indagine sono spesso incrociati con contributi teorici. La crescente europeizzazione conflittuale a quel che si ricava ha dissolto l'europeismo per lo più vago e ottativo in voga fino a quando da Maastricht in poi il discorso sull'Europa non è diventato più ravvicinato quotidiano o addirittura sospinto verso esiti costituzionali. L'Europa è più presente ma come bersaglio polemico: le forze della sinistra chiedono una più conseguente presenza nell'ambito dei diritti sociali mentre la destra accentua – ma fino a un certo punto – una propensione liberistica. Nella sinistra permane un'immagine identitaria mentre a destra si irrobustisce una dimensione strumentale. Tuttora ha presa tra le forze che si richiamano alla sinistra il fascino di un modello federale mentre sull'altro versante viene esaltato un approccio intergovernativo. Ma al di là di divergenze ormai consolidate la maggior parte degli attori ritiene indispensabile un'accresciuta legittimazione democratica. Il consolidamento del mercato europeo – scrivono gli autori – ha richiesto via via istituzioni politiche più complesse con conseguente aumento della conflittualità legata alle decisioni e bisogni crescenti di legittimazione. Se le differenze di visione si traducono in una paralizzante alternatività di modelli costituzionali l'europeizzazione difficilmente sfocerà in un progetto dai lineamenti condivisi.
Roberto Barzanti
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