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Quando imparai ad addomesticare i ragni - Jutta Richter - copertina
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Quando imparai ad addomesticare i ragni
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Quando imparai ad addomesticare i ragni - Jutta Richter - copertina
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Descrizione


"Guastafeste". Così i ragazzi chiamano Rainer. Perché lui è in qualche modo diverso da loro, e ha una famiglia strana. Eppure, nel momento della paura, quando nel buio è in agguato il pericoloso gatto-delle-cantine, o quando sul soffitto compare un ragno enorme, Rainer è sempre presente. E trova sempre una soluzione: ascolta, scaccia il gatto-delle-cantine, ed è perfino capace di addomesticare i ragni. Eppure tutti gli altri lo detestano. Solo una bambina, l'io narrante della storia, cerca di avvicinarglisi, ma è difficile essere sua amica. Età di lettura: da 8 anni.
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Dettagli

2003
24 ottobre 2003
86 p., Brossura
9788884512390

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Giulietta Terenghi
Recensioni: 5/5

Casatenovo 25/06/2004 Oggi ho iniziato la lettura del libro di Richter Jutta e ne sono stata talmente affascinata da leggerlo tutto d'un fiato. La lettura del testo l'ho vissuta come un'immersione nel mondo della mia infanzia ed ho ritrovato una serie di ricordi che difficilmente mi lasciano. Ho sorseggiato ogni pagina come fossero le gocce di un buon bicchiere di acqua fresca. L'immensa solitudine vissuta dalla protagonista mi ha fatto riflettere sulla diversità tra il mondo dei piccoli e quello dei "grandi" e soprattutto sulla necessità di un compromesso che io, come educatrice e come mamma, devo o dovrei ottenere con i "piccoli". Ora che ripenso alla vicenda mi resta un dubbio: forse anche lo "Sguincio" è protagonista. Gitta

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Voce della critica

«Tutto questo successe quand’ero ancora una cacciatrice di tesori. Li tenevo in una scatola di sigari: vetrini e decalcomanie, gusci di lumaca, piume di piccione e piccole uova d’uccello azzurrine picchiettate, cadute dai nidi. La scatola dei tesori era la cosa più importante che possedessi. La tenevo sempre con me e quand’ero triste sollevavo il coperchio, tiravo fuori un vetrino verde e lo guardano in controluce. Scintillava come uno smeraldo, e il mondo tornava a essere misterioso. "Tu e la tua collezione di cocci di vetro!" diceva sempre mio padre. "Finirai per tagliarti! Butta via quella roba, una buona volta!" Mio padre s’intendeva di orari, ma per il resto non capiva molto.»

Da bambini l’estate è una prateria infinita, dove fioriscono promesse e possibilità. Il cortile è un campo di epiche battaglie, e in ogni angolo serpeggiano insidie e pericoli che gli adulti non possono comprendere. Ci sono streghe travestite da vecchie vicine scorbutiche che lanciano fatture con il bastone da passeggio, il diavolo abita alla porta accanto e nasconde le corna sotto un cappello di feltro. E poi c’è lui, il Gatto delle cantine, gli occhi di brace e la coda come una frusta, pronto ad assalire la piccola protagonista del romanzo ogni volta che i genitori ottusi la mandano a prendere una bottiglia di birra o le patate per la zuppa. Solo Rainer comprende le sue paure. Rainer che odora di selvatico e polvere da sparo, che conosce i trucchi dei bambini rinchiusi in collegio, che non ha paura di nulla ed è capace di addomesticare i ragni. Su di lui si può sempre contare. Ma quando, durante una rissa, Rainer ferisce un bambino del vicinato, gli adulti insorgono come giudici celesti e decidono che deve essere mandato via. Agli occhi di tutto cortile, la protagonista diventa “Quella lì”, quella che gioca con Rainer il reietto. Una lettera scarlatta che pesa sulla sua coscienza e la mette davanti a una scelta: la fedeltà che si deve a un amico o la dura legge del branco.

Recensione di Claudia Giuffrida
A cura del Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori

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