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Trecento donne e uomini sepolti dalla Storia ufficiale, che cancella volti, sorvola su immani sacrifici, tace su persecuzioni feroci e nega gli "appuntamenti" con la storia e con l'opprimente nazifascismo che tanti, apparentemente domati, si sono dati per quel Settembre di fuoco del '43 che vide Napoli sollevarsi scientemente e non picarescamente, per un intero mese e non per le sole memorabili "4 Giornate", contro l'abiezione totalitaria. A queste donne e questi uomini ha ridato viso, fame, dubbi, figli, ferite, voci, disperazione, vigliaccheria, eroismo, ingegno e, soprattutto, riflessione e scelta politica questo prezioso volume. Ed è proprio il riscatto delle esistenze dei vinti, delle vite dimenticate, già di per sé atto rivoluzionario, che abilita a capire quanto la Storia sia sempre contemporanea, sempre presente e pressante, nelle sue istanze sostanzialmente identiche e fenomenicamente diverse. Il libro di Aragno dimostra carte alla mano che la lettura minimalista e sottilmente razzista delle "4 Giornate" come jacquerie "in salsa napoletana" di scugnizzi affamati, e casalinghe improvvisatesi infermiere o vivandiere, senza idealità, è offensivamente falsa, ed è stata costruita ad arte da forze politiche che stavano costruendo la Repubblica del dopo-liberazione su accordi e scambi non sempre trasparenti e confessabili, i cui esiti ed assetti sono sottesi alle tante tragedie della nostra vita democratica. Altre due verità racconta il libro e voglio registrarle, per indurre tutti a leggerlo e spronare i colleghi a farne uno strumento didattico. La prima è che chiunque vorrà parlare delle "4 Giornate", dovrà tener conto di questo volume. La seconda è che un libro di Storia della Resistenza deve servire soprattutto a legittimare la lotta che in ogni tempo si conduce contro la sopraffazione. Aragno ci riesce e sono immensamente grata al suo fecondo ingegno e al suo tenace impegno. Marcella Raiola
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