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Anno edizione: 2022
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Esiliata in patria, prigioniera di un regime totalitario, lacerata da un sentimento di irrealtà, abbandono e isolamento, Azar Nafisi non poteva che tornare all'amato Nabokov.
Nel ricordo di Azar Nafisi, rientrata in patria proprio nel 1979, l'anno della rivoluzione di Khomeini, la parola che più di frequente ricorreva nelle riflessioni sul nuovo destino che incombeva su di lei era «confisca»: la Repubblica islamica aveva infatti confiscato la storia dell'Iran, la sua cultura e la sua tradizione, e insieme l'identità di ogni individuo. Esiliata in patria, prigioniera di un regime totalitario ostile a tutto ciò che lasciasse spazio all'unicità, lacerata da un sentimento di irrealtà, abbandono e isolamento, Azar Nafisi non poteva che tornare all'amato Nabokov, e condividere con i suoi studenti l'esperienza di un rapporto improntato a un'esaltante reciprocità, giacché via via che si immerge nell'universo di uno scrittore il lettore non fa che arricchirlo di una percezione nuova, di una nuova dimensione. È nato così un libro tanto affascinante e singolare da ricordare alcuni ritratti dotati di coperchio del Rinascimento: il ritratto di Nabokov – frutto di un'analisi delle sue opere che sembra rispondere all'auspicio formulato in Lezioni di letteratura: «Leggendo, dovremmo prestare attenzione ai particolari, coccolarli» – cela infatti quello della realtà dell'Iran di allora, ma «andando oltre l'Iran, portando alla luce la mentalità totalitaristica in generale e i suoi bersagli».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Uno dei pochissimi libri che ho abbandonato dopo un centinaio di pagine. Una difficilissima e noiosissima analisi delle opere di Nabokov. Non entro nel merito ma siamo ben lungi dalle altre opere scorrevoli e avvincenti di questa autrice
E molto interessante lo consiglio vivamente
Recensioni
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