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Una serie di cinque racconti, tutti inquieti, ma con alcuni tratti anche decisamente opprimenti. 1) Il Ritorno.Una coppia borghese, che ricorda, in peggio, i coniugi Babbitt di Sinclair Lewis scopre, dopo 5 anni di matrimonio, che i loro rapporti sono puramenti di forma. Tragedia! L’incredulità del marito, il crollare delle sue certezze sono il perno della trama, con una un pò troppo insistita descrizione degli stati d’animo del protagonista: le pagine non scorrono. 2) La laguna. Un pathos crescente circonda la tragedia del malese Arsat. Lo svolgersi dell’azione è semplice, conciso, credibile: la Malesia sembra un mondo a parte , la laguna il suo limbo, con spettri pronti a trascinarti in luoghi peggiori. La sottolineatura del coraggio in battaglia del protagonista contrapposta poi con la viltà mostrata nel momento cruciale finale richiama il Lord Jim di due anni dopo. Crudeli entrambi, ma senza premeditazione. 3) Karain: un ricordo.Il racconto ha qualche punto di contatto con “La Laguna”, ma lo sviluppo più esteso permette di avvicinarsi di più alla mentalità malese. D’altra parte senza questo approssimarsi non si potrebbe accettare lo svolgersi dell’episodio centrale della vicenda, per un occidentale quasi surreale visione onirica non fatto concreto credibile. 4) Un avamposto del progresso. 5) Gli idioti Le pagine sono poche, ma leggendole comunque si viene sopraffatti dal disagio. E' poi difficile separare l’argomento così scomodo dal fatto che lo scrittore é così efficace nell’illustrarlo, o meglio questo é stato il mio errore ad una prima lettura. Non lo consiglio, perché la messe di dolore che trabocca é alta e come ne “Il ritorno” non c’é un barlume di speranza, né un personaggio positivo, ma, é indubbiamente ben scritto.
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