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La recente spettacolare recrudescenza del terrorismo internazionale costringe a porsi, con forza ancor maggiore d'un tempo, alcune domande sempre meno eludibili. Cosa spinge realmente al martirio, in alcuni paesi, centinaia di individui appartenenti a ogni classe sociale? La risposta militare è la soluzione più ragionevole? Potrà mai essere interrotta una simile spirale di violenza? Cosa riserva l'avvenire ai paesi poveri? In questo saggio Monteleone, già docente di Storia del movimento operaio e autore di numerosi importanti studi (ricordiamo in primo luogo la biografia di Turati), al fine di chiarire gli attuali scenari ricostruisce sinteticamente il complesso mosaico dei rapporti fra le nazioni e i gruppi culturali oggi in conflitto: richiama colonialismo, gingoismo, imperialismo e movimenti di liberazione nazionali; illustra i vari modelli coloniali, dall'inglese al portoghese, dall'olandese al francese, dal tedesco all'italiano; ricorda le posizioni via via assunte nei confronti del fenomeno dalla sinistra internazionale. Il libro, denso fra l'altro di riferimenti storiografici, offre così quella visione globale che appare oggi indispensabile per comprendere le "radici dell'odio" evocate nel titolo. Nelle pagine finali, ampliando il raggio del discorso, Monteleone si associa a quanti lanciano l'allarme per la paurosa crescita del debito nei paesi poveri, e soprattutto a quanti condannano la politica fin qui seguita dagli organismi deputati al controllo dei flussi commerciali e finanziari che attraversano il pianeta. Pochi negano che la globalizzazione sia un processo inevitabile: ma che debba svolgersi secondo queste modalità, scrive Monteleone, è quantomeno dubbio.
Daniele Rocca
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