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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Dopo Chi è partito e chi è rimasto il romanzo più iconico e disturbante di Barbara Comyns, un gotico familiare impregnato di riferimenti autobiografici.
«Romanzo crudele e delizioso» – Il Sole 24 Ore
Cresciuta nel sud di una Londra d'età edoardiana, Alice Rowlands desidera romanticismo e avventura, e la liberazione da una vita triste, restrittiva e solitaria. Suo padre, un sinistro veterinario, è brutale e sprezzante; la sua nuova ragazza sfacciata e lasciva; i pochi amici bizzarri e sfuggenti. Alice cerca rifugio nei ricordi di una madre perduta e nelle fantasie di un indistinto desiderio d'amore, e nella fioritura di ciò che lei percepisce come un potere occulto da nascondere a tutti i costi. Una serie di inesplicabili eventi la porterà a un epilogo di terribile trionfo, durante il quale sarà chiamata a svelare suo malgrado il suo eccezionale potere segreto.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho scoperto recentemente questa scrittrice inglese e questo piccolo romanzo gotico ambientato tra Londra e la circostanza campagna inglese è un gioiellino: descrizioni fulminanti, personaggi affascinanti, su tutti la protagonista Alice che vive in un suo mondo di solitudine, fantasticherie e aspettative sino a quando una serie di eventi inaspettati le rivelano i suoi poteri. Consigliatissimo!!!!
Recensioni
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Realismo crudo e sofferente ed immaginazione pressoché onirica animano il romanzo La ragazza che levita (149 pagine, 16 euro) di Barbara Comyns, pubblicato dalla casa editrice Safarà, nella traduzione di Cristina Pascotto. Un padre, di professione veterinario, tratta madre e figlia come serve, schiave da cui tutto pretendere e nulla dare. Dopo la morte della madre, uscita da quel contesto infernale, la giovane Alice trova la forza per continuare a vivere nei ricordi, nell’ammirazione della natura, in un fantasioso e unilaterale amore e soprattutto nella taciuta scoperta dello straordinario e poi letale potere di levitare.
Ambientato nel sud di Londra, all’inizio del Novecento, il romanzo si caratterizza sin dalle prime pagine, per la descrizione analitica, minuta di un ambiente domestico e di un vivere quotidiano immutabile e severo, dove il padre-padrone domina e condiziona, come nel romanzo omonimo di Gavino Ledda e nel film dei fratelli Taviani, tutto e tutti, ma niente e nessuno può però impedire alla ragazza di sognare, di volare, di levitare oltre il reale, e lei, Alice lo sa fare, possiede questo magico potere e da zerbino su cui pulire le scarpe, quale il padre la ritiene, si trasforma in essere che vola, che si solleva dalle cattiverie terrene verso cieli che dall’alto guardano la misera umanità.
Più che un romanzo gotico, come in genere dalla critica viene definito, La ragazza che levita di Comyns sarebbe da inserire nell’ambito della narrativa che si collega al realismo magico perché, questo romanzo «ha una precisazione realistica di contorni… e intorno come un’atmosfera di magia che fa sentire, traverso una inquietudine intensa, quasi un’altra dimensione in cui la nostra vita si proietta» (articolo di Massimo Bontempelli, Riv.900). E, di fatto, Barbara Comyns riesce tra tanto crudo realismo a creare grazie alla levitazione di Alice, un’atmosfera irreale, magica, nella quale il tempo si ferma e lo spazio perde consistenza e il dato reale si carica di una componente visionaria, allucinata, si trasforma in drammatico spettacolo. Una prosa lucida e piana, ma talvolta anche poetica, sa rendere visivi e concreti ambienti e personaggi, la cui essenza interiore trova nell’agire e nel dire il correlativo attraverso cui esplicarsi.
Recensione di Francesca Luzzio
Morta la regina Vittoria, la Londra Edoardiana si presenta sempre più spaccata in due tra miseria e splendore: il progresso e le nuove architetture hanno come sfondo fabbriche e sobborghi operai e una densa nebbia giallognola ricopre la città.
Alice, la protagonista di questo romanzo che potremmo definire un moderno gothic novel, non è la protagonista della fiaba di Carroll. La Alice di Barbara Comyns vive una realtà che è peggiore di qualsiasi fantasia: un padre violento e crudele, una madre debole e malata, degli amici che non riescono a proteggerla e una donna, Rosa Fisher; che alterna momenti di compassione a attimi di vera malvagità. Come la più famosa Cenerentola, alla morte delle madre, Alice si trasforma nella serva della nuova matrigna. In seguito, tenterà di cambiare vita, allontanandosi da Londra, ma sarà costretta a farvi ritorno dopo aver vissuto altre peripezie. Non c’è amore nell’orizzonte che l’autrice ricama per la sua protagonista, ma solo sopraffazione e sofferenza. Sembra proprio non esserci pace per una ragazza nella sua posizione. Ed è così che Alice trova il modo per sganciarsi da una realtà così orrenda che sembra non lasciarle scampo.
Magistrale la conclusione della Comyns che riconduce gli eventi ad un fatto di cronaca e dà, lungo tutta la narrazione, elementi geografici reali per permettere al lettore una maggiore immedesimazione in un fatto distante oltre cento anni.
Da leggere se amate le descrizioni dettagliate dei luoghi e la psicologia dei personaggi che rendono quasi secondaria la vicenda centrale, preannunciata dal titolo, mentre danno una perfetta descrizione del ruolo riservato alla donna nella Londra di inizio XX secolo. Un po’ come in “The Turn of the Screw” di Henry James, ritroverete un’atmosfera di piacevole inquietudine.
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