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L’introduzione di Alessandra Bava parla esplicitamente per questo testo di “invenzione di una nuova forma poetica americana”. La poeta stessa ha infatti coniato per la propria scrittura l’espressione “freaking form”, intendendo con ciò di aver voluto “apprendere forme tradizionali per usurparle, rovesciarle, riutilizzarle”, facendo dei suoi versi una sorta di scherzo di natura. E agli scherzi di natura, alle deformità, ai deragliamenti da regole e consuetudini è dedicata anche la presente raccolta, il cui titolo rimanda all’infelice figura di Myrtle Corbin, nata nel 1868, il cui corpo terminava con due bacini e quattro gambe. Nata in una small town del Michigan nel 1956, l’ambiente sociale in cui ambienta i suoi versi è quello miserevole dell’infanzia, con strade sterrate, paludi infestate da cicale, paesi semideserti, pochi negozi, qualche pollaio e la morte che si aggira tra imprese di pompe funebri e cimiteri. La campagna fa da sfondo alla maggior parte delle composizioni, mantenendo nel suo rivelarsi qualcosa di minaccioso e di putrido, persino nella sua colorata e lussureggiante fertilità: “nella merda di falco, nella borragine, nel crescione, / nella licnide, nella vite americana, nella fitolacca, nella phryma, nel convolvolo, / nel trifoglio e nel fiore di caprifoglio, bianco come osso bollito”. Dalla desolazione campestre del Michigan, ancora più squallida negli interni domestici, al feroce abbruttimento del periodo newyorkese, Diane Seuss sembra non volersi risparmiare nulla in infelicità e abiezione, a sfregio di ogni facile e privilegiato perbenismo. Nella postfazione, Maria Adelaide Basile insiste giustamente sullo stile immaginoso delle frequenti metafore usate dalla Seuss, sempre visivamente plastiche, mescolanti realtà e magia, storia e affabulazione. Le immagini che ci scorrono sotto gli occhi sono nitide e oniricamente svianti, nel loro variopinto anarchismo, capaci di suscitare inconciliabile rabbia, e umanissima pena.
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