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Diversi sono gli elementi da apprezzare in questa raccolta di saggi, nove per l'esattezza, scritti da Edoardo Tortarolo nell'arco di un ventennio. In primo luogo, si avverte la crescita di un progetto di forte coerenza storiografica che muove dall'insegnamento di Franco Venturi, rivissuto con un'attenzione particolare ai referenti sociali e ai contesti istituzionali in cui le idee e i portatori di idee interagirono. In secondo luogo, vi sono da rimarcare le vere e proprie novità che se ne ricavano in termini di conoscenza. Prima che Tortarolo se ne occupasse con questi e altri contributi, poco si sapeva delle relazioni tra cultura italiana e cultura tedesca nel XVIII secolo, degli intrecci tra ambienti, personaggi, luoghi, per varie ragioni collegati da un filo di comunicazione teso dall'una e dall'altra sponda.
Dagli studi di Tortarolo scaturiscono così sorprendenti squarci che portano alla luce una minuta rete di scambi, letta nei termini di ricezione, di circolazione delle idee, di politiche culturali. Un esempio che vale per tutti i casi qui analizzati: la diffusione in Germania delle opere di Radicati di Passerano, che l'autore ripercorre aggiungendo un originale capitolo alla storia europea di quel radical enlightenment che oggi definisce i termini di una questione storiografica autonoma dall'Illuminismo stesso. Accanto a Radicati, il trentino Antonio Pilati, vicino all'illuminismo dei professori di Gottinga, il toscano Cosimo Amidei, il piemontese Carlo Denina, il veneziano Giovanni Battista Casanova, fratello minore di Giacomo, e altre figure di non minore interesse aggiungono altri tasselli. La buona erudizione alimenta una ricca serie di categorie concettuali con cui Tortarolo articola e segmenta la cultura dei Lumi, recando convincenti prove dell'impossibilità di leggerla unitariamente. Mi pare, ancora, a titolo di esempio, che una variante originale che dà conto degli orientamenti dell'Illuminismo nel tardo Settecento si stagli nella Populärphilosophie, intesa come filosofia della storia in grado di coniugare l'apertura ai moderni e il rispetto del quadro politico, specifica combinazione proposta dai tedeschi e in particolare da Friedrich Flögel, che qui è messo in contrapposizione a Herder e accostato al traduttore italiano, il professore pavese Angelo Ridolfi.
Tale riferimento impone di sottolineare il ripetuto rinvio ai temi della storia praticata nell'Illuminismo tedesco: è un discorso, questo, che Tortarolo rintraccia ripetutamente nelle sue fonti e che sottolinea mostrandone i risvolti politici e osservandone le differenti impostazioni a seconda che il referente si trovi nell'accademia di Berlino o nei luoghi di formazione dell'opinione pubblica, quali i periodici e i circoli intellettuali berlinesi. Dal tipo di indagine messa in atto si trae anche un abbozzo dell'Illuminismo prussiano, della sua cronologia, dei suoi spazi di irraggiamento e delle sue peculiarità, giocate intorno ad alcuni nodi essenziali: il problema religioso, la politica di Federico II - il demiurgo ambiguamente accolto come re philosophe che orienta, deprimendola nel contempo, la creatività intellettuale - e le sedi più libere della stampa periodica e dell'editoria. Se ne ricava anche una geografia dei centri della ricezione italiana, primi fra tutti il Trentino, Venezia e Pavia, il cui ateneo diventa strumento per l'immissione della cultura tedesca nella penisola.
Nella successione tematica si percepisce il consolidarsi di una competenza che può spostarsi dai temi della circolazione delle idee a questioni cruciali per il secolo della modernità, in particolare quelle legate all'opinione pubblica e alla censura, coniugando l'attenzione ai modelli teorici con la conoscenza diretta di fonti storiche poco praticate. Tra queste si segnala l'inedito redatto alla corte di Federico II dall'italiano Girolamo Lucchesini e portato alla luce da Tortarolo: in questo testo è fissato il delizioso dialogo, sprizzante di verve senza censure, svoltosi tra il più geniale dei philosophes, Diderot, e l'amata-odiata "Semiramide del Nord", Caterina di Russia.
La prospettiva della circolazione delle idee tra mondi culturali e politici diversi è stata uno dei fili conduttori nella rinnovata ricerca sul secolo dei lumi e ha dato origine a un percorso originale nella storiografia italiana ed europea del secondo dopoguerra. L'Illuminismo si distingue nettamente dall'età della crisi religiosa, del confessionalismo, delle guerre di religione proprio per aver ritrovato attraverso lo scambio intellettuale al di là delle frontiere geografiche, politiche, religiose, una ragione di unità e identità europea nel segno del cosmopolitismo e dell'apertura verso l'esterno. Il volume si incentra sulla circolazione delle idee tra il mondo di lingua tedesca e la penisola nel corso del XVIII secolo, analizzando casi paradigmatici della ricezione di testi italiani in Germania e tedeschi in Italia, nonch i destini individuali di chi svolse la funzione essenziale di interprete tra mondi diversi. Si mostra così l'intreccio fitto e solido dei legami che iniziarono allora a rendere gli intellettuali italiani e tedeschi partecipi di un dialogo che non si è più interrotto.
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