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Rapporto Svimez 2003 sull'economia del Mezzogiorno
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2003
18 luglio 2003
Libro universitario
813 p.
9788815094902

La recensione di IBS

Nel 2002, il rallentamento del tasso di crescita che ha interessato il sistema economico nazionale nel suo complesso, secondo le valutazioni della SVIMEZ, si è riflesso con maggiore intensità sulla ripartizione centro-settentrionale del Paese. Il PIL del Centro-Nord, per effetto soprattutto del forte contributo negativo delle esportazioni, è aumentato di appena lo 0,2%. Nel Mezzogiorno, l'aumento del PIL è stato dello 0,8%, valore di circa un punto minore di quello registrato nel 2001, ma doppio rispetto al dato medio nazionale. La ripartizione meridionale, strutturalmente meno integrata a livello internazionale, ha risentito in minor misura della debolezza della domanda mondiale e del conseguente calo della domanda estera di beni nazionali. Dopo un biennio di sostanziale allineamento, si segnala, quindi, un differenziale di crescita del PIL a favore del Sud. Esso si realizza, tuttavia, in un contesto di stagnazione del quadro economico generale: il divario rispetto al resto del Paese diminuisce, cioè, per una relativamente maggior tenuta dell'economia meridionale, e non per un miglioramento assoluto di tendenza. Il risultato conseguito dal Mezzogiorno nel 2002, si colloca nel quadro della più ampia fase avviatasi con la seconda metà degli anni '90, in cui l'economia dell'area ha evidenziato un importante miglioramento di tendenza, di carattere certamente non solo congiunturale. Ai pur rilevanti progressi realizzati in questi anni più recenti dall'economia meridionale non ha fatto riscontro – né avrebbe potuto essere altrimenti – che un'assai limitata riduzione del divario dualistico con il resto del Paese. Le carenze che condizionano le possibilità di crescita dell'economia e dell'occupazione nel Mezzogiorno hanno carattere strutturale: esse afferiscono al contesto economico, sociale e ambientale e alla debolezza, quantitativa e qualitativa, del tessuto produttivo. Di fronte al riproporsi nel dibattito politico-culturale di posizioni volte a negare l'esistenza stessa del «dualismo territoriale» e, quindi, l'esigenza di interventi speciali per il Sud, nel Rapporto si riafferma la persistente necessità di una politica specifica per l'area, di intensità adeguata alla portata e complessità degli obiettivi ancora da raggiungere. La realizzazione di un intervento di così straordinaria ampiezza richiede un impegno finanziario pubblico assai rilevante che, anche attraverso una ripartizione territoriale delle risorse «ordinarie» decisamente più adeguata che in passato, garantisca l'effettiva aggiuntività degli interventi speciali di sviluppo.

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