Il Mezzogiorno è uscito dalla «lunga recessione». Nel 2016 ha consolidato la ripresa, facendo registrare una performance ancora migliore, se pur di poco, rispetto al resto del Paese. Proprio come l'anno precedente, che avevamo giudicato per molti versi «eccezionale». La ripresa della crescita, confermata dalle previsioni per il biennio in corso, rivela diversi elementi positivi nell'economia meridionale, che ne mostrano la resilienza alla crisi e che vanno sottolineati: la crescita delle esportazioni anche in un periodo di rallentamento del commercio internazionale, segnale di produzioni competitive e di qualità; la ripresa sostenuta dalla ripartenza della domanda interna, rispetto alla quale il Mezzogiorno appare particolarmente reattivo. Tale resilienza non è stata omogenea in tutte le regioni meridionali e in tutti i comparti dell'economia: l'elemento maggiormente positivo è senza dubbio la ripartenza del settore industriale meridionale. Tuttavia, un biennio in cui lo sviluppo delle regioni del Mezzogiorno è risultato superiore a quello del resto del Paese non è sicuramente sufficiente a disancorare il Sud da una spirale in cui si rincorrono bassi salari, bassa produttività e bassa competitività, creando sostanzialmente ridotta accumulazione e minore benessere in queste aree. Il ritmo della congiuntura appare del tutto insufficiente ad affrontare le emergenze sociali nell'area, che restano allarmanti, con il consolidarsi di nuovi dualismi sul versante demografico, sociale e istituzionale. La SVIMEZ, nel «Rapporto 2017 sull'economia del Mezzogiorno», si concentra sulla necessità di mettere in campo una politica economica generale e coordinata che miri precipuamente all'accelerazione del tasso di crescita, per riavviare un reale processo di sviluppo. In questa prospettiva, occorre rafforzare l'intensità e la natura degli interventi per il Sud che, a partire dai due recenti «decreti Mezzogiorno», sono il segno di una rinnovata attenzione al rilancio del Mezzogiorno. Serve una generale strategia di sviluppo per l'Italia, in cui le regioni meridionali possano svolgere un ruolo essenziale, a partire dall'opzione mediterranea e dalle nuove vie dello sviluppo, mettendo a frutto i loro diversi vantaggi competitivi.
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