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recensione di Realfonzo, R., L'Indice 1996, n.10
Ancora oggi, al centro del dibattito internazionale tra le tante scuole di teoria economica restano gli sviluppi successivi del vecchio modello "IS-LM", l'operazione di "sintesi neoclassica" del pensiero di Keynes magistralmente proposta sin dalla fine degli anni trenta. Da un lato, la Nuova Macroeconomia Classica cerca di "sviluppare" il modello al fine di riaffermare verità ultraliberiste; dall'altro, la Nuova Economia Keynesiana (Nek) riscrive le equazioni per tornare ai "risultati keynesiani" dell'instabilità dei livelli di attività dell'economia e della possibilità di equilibri macroeconomici con disoccupazione involontaria. La strada seguita dalla Nek consiste nel riformulare una funzione di offerta aggregata mediante un'operazione di microfondazione sotto ipotesi di imperfezioni di mercato. Qui si colloca il libro di Ardeni e Messori. In particolare, oggetto del volume è un esame analitico del dibattito sul razionamento della domanda di crediti. Questo fenomeno nella letteratura della Nek viene spiegato in termini endogeni essenzialmente assumendo asimmetrie informative (l'imprenditore-mutuante dispone di informazioni sul progetto che non sono in possesso della banca-mutuataria). Queste inducono le singole banche, dato il tasso di interesse e le garanzie collaterali, a: soddisfare solo in parte la domanda di finanziamento di alcune imprese (tipo I); non accordare credito ad alcune imprese che pure hanno lo stesso rischio di insolvenza di altre cui invece viene erogato il credito (tipo II); non accordare credito alle imprese appartenenti a elevate classi di rischio (red lining).
Ardeni e Messori ripercorrono con precisione l'intero dibattito. Benché il primo modello di razionamento del credito fondato sulle asimmetrie informative sia quello di Jaffee-Russell (1976), opportunamente i due autori assumono come modello base il ben noto Stiglitz-Weiss (1981) in cui la divergenza informativa sussiste prima della realizzazione del progetto (asimmetrie informative ex ante). Ardeni e Messori sottolineano il rigore analitico di questo modello nell'esaminare il razionamento del credito di tipo II e mostrano, con un'analisi estremamente accurata, che i risultati raggiunti da Stiglitz e Weiss non poggiano su ipotesi restrittive (come è invece stato sostenuto). Cionondimeno, il modello base assume l'indivisibilità del progetto (importo fisso, uguale per tutti i progetti, e non frazionabile); per questa ragione, Ardeni e Messori portano più oltre la loro analisi prendendo in esame modelli con progetti divisibili e, dunque, il razionamento del credito di tipo I. In conclusione, il libro dei due economisti svolge con rigore il suo obiettivo di mostrare "le acquisizioni e i limiti" del dibattito sul razionamento del credito. Rimane, naturalmente, un quesito di fondo: se la scelta di campo della Nek - la microfondazione della macroeconomia assumendo imperfezioni di mercato - costituisca effettivamente la via metodologicamente più "corretta" per giungere a spiegare l'instabilità e la disoccupazione involontaria nelle economie capitalistiche dell'oggi. Ma questa è un'altra questione.
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