Nell’introduzione alle sue Fiabe italiane del 1957, Italo Calvino scriveva: «A Palmi di Calabria, Letterio Di Francia, il dotto autore della storia della Novellistica, ha trascritto una raccolta che ha i riscontri più ricchi e precisi che si siano mai fatti in Italia, e segna i diversi narratori, tra cui si distingue una Annunziata Palermo; è, insomma, un modello di metodo, una raccolta piena di curiosi “tipi” e varianti, d’un’immaginazione carica, colorata, in cui si tramanda la sfaccettatura delle meraviglie».
C'era una volta la punta dello stivale, l'estremo lembo della penisola che come un forziere ha custodito gelosamente per quasi un secolo sessantuno fiabe venute da lontano a mettere radici in mezzo agli aranceti, tra le cicale e le zagare, e all'ombra di monti ombrosi stretti tra due mari pescosi di storie. Raccolte e trascritte in dialetto calabrese da un fine intellettuale come Letterio Di Francia, studioso della novella italiana e di fiabe popolari, queste storie, passate di bocca in bocca e narrate principalmente da donne, ci vengono restituite oggi in italiano per poterne apprezzare tutta la vivacità e la freschezza. La loro ricchezza non era sfuggita a Italo Calvino, che per la sua raccolta di Fiabe italiane ne aveva scelte cinque, in cui trovava "motivi originali e rari". Fiabe preziose, dunque, che sanno di zucchero e farina, dove nei boschi di ulivi agitati dal vento s'incontrano reucci impastati a mano, dalla bocca piccante come un peperoncino, e reginotte dalla pelle di ricotta... Accanto a questi e ad altri personaggi dai nomi suggestivi, si muovono i protagonisti già noti del nostro immaginario fiabesco, da Raperonzolo nei panni insoliti di Prezzemolina a Biancaneve qui nelle vesti di Chioccia d'oro.
Sedici tavole d’autore
Le illustrazioni al volume sono appositamente realizzate per questa edizione da Fabian Negrin, che prosegue così, in sintonia con l’editore Donzelli, il suo viaggio nei classici della fiaba.
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