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Regina d'Italia dal 1878 al 1900 in quanto sposa del cugino Umberto I, Margherita di Savoia, come ben evidenziava in queste pagine Carlo Casalegno (il giornalista che sarebbe poi stato assassinato dalle Brigate rosse), si distinse nella storia della monarchia sabauda per caratteristiche quali la straordinaria presa sulle masse popolari, l'interesse per la cultura, la passione per la beneficenza. Senza contare che, come rileva Vittorio Mazzonis nell'introduzione, essa incarnò agli occhi dei più una sorta di "eterno femminino regale". Il sardo Gavinu Graba scriveva, in proposito, che la sovrana "hat superadu / Sas unicas bellesas de Levante". Discendente dei duchi di Genova, Margherita fece politica con i salotti più che con i colloqui ufficiali, e il suo maggior motivo di vanto fu forse l'aver conquistato, lei severamente antirepubblicana e cattolica, il repubblicano e anticlericale Giosue Carducci, che non esitò a dedicarle anche alcune poesie. Sui suoi atteggiamenti vengono qui offerte chiose acute, come quando la si ascrive al classico "paternalismo assolutistico" o se ne ridimensiona il mito di "regina infermiera", ricordando che quelle fatte ai feriti di guerra furono semplici visite di cortesia: del resto, Margherita era "irrimediabilmente conservatrice", e, se fra il 1893 e il 1898 auspicò una repressione delle proteste popolari attraverso un periodo "tutto tinto di color di sangue" (espressione che si trova in una sua lettera), più avanti ebbe ad ammirare nel Duce il salvatore della nazione. È anche grazie a notazioni di questo genere che il libro di Casalegno, di grande eleganza e leggibilità, riesce a delineare con equilibrio ed efficacia il ritratto d'una regina tra le più celebri e dell'ingenua venerazione popolare per il suo mito.
Daniele Rocca
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