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Quattro brevi saggi su altrettante figure fondamentali del pensiero spirituale dell'Occidente, delineati con l' ardore profetico e dissacrante, le immagini violente e l'indignazione caustica e derisoria che caratterizzavano lo stile di scrittura libero e appassionato di questo prete visionario e rivoluzionario, poeta pazzo di Dio, polemista coraggioso e profondo conoscitore delle Scritture e di ogni teologia: Ferdinando Tartaglia, scomunicato "vitando" nel 1946 per aver difeso Ernesto Buonaiuti, e perdonato dalla Chiesa solo sul letto di morte. Nel primo saggio dedicato a Blaise Pascal e alle sue "Provinciali", Tartaglia non teme di scontrarsi con tutta una ricca tradizione agiografica cattolica, se afferma: "Io non trovo il mio Dio in Pascal", che viene da lui accusato di scarsa carità, rigorismo farisaico, tiepidezza ideologica ed eccesso di ironia. Ma terribilmente accese sono poi le sue accuse contro l' Ordine dei Gesuiti, "né liberi né redenti...menti inchiavardate...gregari ciechi e obbedienti... Il Vangelo è libertà voi siete asservimento, il Vangelo è servizio voi siete impadronimento, il Vangelo è amore voi siete prudenza e tenace non-perdonanza, il Vangelo è superiore impotenza voi siete conato alla violenza, il Vangelo è miracolo voi siete assenza". Gli altri tre interventi del volume meritoriamente proposto da Adelphi sono dedicati a Malebranche, Newman, Gabriel Marcel. Riguardo a quest'ultimo, esponente dell'esistenzialismo cattolico francese tra le due guerre, convertitosi nel 1929, Tartaglia rinnova un suo severo e acuto giudizio di disapprovazione filosofica, accusandolo di un "esangue teologizzare impressionistico", di un "moto d'anima quasi tortuoso e svagato" e di una "segreta concessione al decadentismo" che lo avvicina pericolosamente a un irrazionalismo intuizionista "conservatore, a servizio dell'ordine costituito."
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