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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2021
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L'ho scelto per caso sullo scaffale delle novità della biblioteca che frequento, quindi scevro da lusinghe commerciali o altro, tra l'altro poco o per niente pubblicizzato. Peccato, perchè è un ottimo romanzo, che ti avvince. Auguro che il passa parola funzioni. Si trova di tutto: amore, riti e misteri sciamanici, storia, botanica e altro ancora. Ben strutturato, è una piacevole lettura che consiglio.
Bellissimo libro. Neanche paragonabile, secondo me, a quello che molti hanno definito il suo capolavoro, ovvero Anime alla deriva. Qui c'è uno scrittore maturo, che offre al lettore una storia avvincente e particolare. Una volta iniziato si abbandona con difficoltà. Molto molto bello. Uno dei migliori che ho letto in questo mesi.
Recensioni
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Piet Barol, il seduttore imbrigliato dall’Africa
Che fine ha fatto Piet Barol, il seduttore senza scrupoli, la canaglia, l’arrampicatore sociale? Si tuffa in una nuova vita, ma finisce anche lui per diventare… un’anima alla deriva. Chi l’avrebbe mai detto? Sei anni dopo il primo volume delle sue avventure, Alla ricerca del piacere (che si concludeva con un eloquente “Continua”), suo ultimo romanzo a essere pubblicato da Einaudi, Piet Barol riappare ne Il respiro della notte (474 pagine, 19,90 euro), pubblicato nella versione di Monica Capuani, dalle edizioni Codice (il cui fondatore, Vittorio Bo, ha un’anima einaudiana e ha il merito di avere lanciato in Italia la statunitense Lauren Groff).
Chi è Piet Barol è presto detto. Nel precedente romanzo di Mason prendeva e dava piacere a piene mani, inseguiva bellezza, eleganza, denaro, cibo e lusso, senza farsi troppi scrupoli, seducendo donne e uomini, rischiando, scommettendo su se stesso e vincendo sempre. Audace, ambizioso, talentuoso, da istitutore in una ricca e influente famiglia, il giovane, vorace di vita e di gloria, raccoglieva fiducia e invidia e collezionava avventure nel segno di un sesso – piuttosto dettagliato – attraverso cui esercitare potere. Dalla Amsterdam del 1907 di Alla ricerca del piacere il lettore de Il respiro della notte si trova catapultato, agli albori della Grande Guerra, in un altro mondo, il Sud Africa, raggiunto da Piet con la moglie Stacey (bella cantante lirica), dopo una lunga traversata a bordo di una lussuosa nave da crociera, l’Eugénie.
Asciutta, anche in quest’ultima prova dell’autore sudafricano trapiantato in Inghilterra, è la scrittura, elaborata è la struttura di un romanzo che non ha paura d’essere massimalista, generoso e di ampio respiro, perfino a suo modo “politico”. E che si può apprezzare senza necessariamente aver letto il volume precedente. La Belle époque è alle spalle, Piet Barol l’ha vissuta a piene mani. Ma è un uomo che – mantenendo intatti il carisma e la tendenza alla menzogna – gradualmente cambia, quello che il lettore conosce mentre si muove, in piena epoca coloniale, da un’altra parte del mondo, nel 1913 quando il governo sudafricano promulga il Native Land Act, una legge che toglie ai neri la possibilità di essere proprietari di appezzamenti di terra quasi ovunque. Per il Sud Africa è un punto di non ritorno – quello di partenza per l’apartheid – una delle storiche origini di divisioni e contrapposizioni che durano ancora adesso, nonostante gli enormi progressi degli ultimi decenni. Per Piet Barol – lui e la moglie, pieni di debiti, si spacciano per aristocratici, vivono al di sopra delle proprie possibilità e iniziano a frequentare i salotti dell’alta società di Città del Capo – un’occasione, una possibilità. Si riciclano o, meglio, si spacciano per costruttori di mobili di legno pregiato. E provano a raggirare il ricco e vanesio Percy Shabrill, che li incarica di arredare la sua nuova causa, con tanto di lauto anticipo. Reperire gratuitamente il legno nella foresta di mogani di Gwadana, “regno” della tribù degli xhosa, farà emergere però, nello sfrontato Piet, contraddizioni concretissime prima e nell’anima dopo…
Mai come questa volta Mason – travolto dal successo giovanissimo e ora capace di riprendersi la vita, oltre che la scrittura – è tornato alle origini, lì dove è nato, in un mondo dove prevalgono superstizioni ancestrali, credenze popolari e leggi della natura – natura che incanta e fa paura al tempo stesso – dove gli indigeni venerano alberi secolari, che credono dimore degli avi, dove fato e pulsioni elementari, dove dolore, sangue, paura e tradimenti giocano un ruolo primario e devastante. Una lettura che non delude, quella de Il respiro della notte, in cui le certezze sono sempre messe in discussione. E la letteratura nasce anche per mettere in discussione le certezze…
Recensione di Giovanni Leti
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