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Di solito si trattano le digital humanities come una questione puramente tecnica. Quello che mi ha colpito particolarmente di questo libro sono le due sezioni dedicate all'indagine delle iniziative online su temi specifici: la grande guerra e l'odeporica. Mi paiono percorsi interessanti perché indagano sia gli strumenti sia le strategie di comunicazione utilizzate. Da umanista trovo che quest'ultimo aspetto sia un po' trascurato nella didattica ma anche nella dissemination. Uno dei principali meriti di questo libro è proprio il fatto di porre l'accento sul ruolo che riveste la comunicazione nelle operazioni di divulgazione ma anche nei percorsi di ricerca.
Ho letto con estremo piacere il volume di Meschini, in grado di offrire un approccio metodologico rigoroso accanto a casi di studio ben presentati e argomentati. Il volume si divide in tre parti: la prima, sul concetto di www come spazio conoscitivo, comprende un'introduzione storica con piacevolissime sorprese e con recuperi solitamente dimenticati nei saggi che comprendono "archeologia digitale". Molto ricco e curato l'apparato di note.
Il libro mostra le grandi potenzialità (ma anche le criticità) dello strumento digitale nel campo degli studi storici in primis grazie alla digitalizzazione delle fonti, contenute in biblioteche, archivi e musei. In particolar modo, progetti come AVIREL hanno applicato internet alla letteratura odeporica consentendo un rapido accesso alle fonti primarie e ai diari di viaggio dei pellegrini, cui si aggiungono mappe interattive sugli itinerari percorsi e contributi audio-visivi.
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