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Ribes - Nico Orengo - copertina
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Ribes - Nico Orengo - copertina
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Descrizione


In questo suo nuovo romanzo, Nico Orengo torna nel territorio di frontiera che gli è caro: la Riviera ligure tra Italia e Francia, dove il confine è una linea che unisce, più che dividere, elementi diversi: il mare e le colline, le acque salse e le acque di fiume ; e dove gli uomini hanno una sensitività animale e gli animali una inquietudine umana. Ma questa volta il mare non si vede, le colline occupano per intero il panorama. Siamo in un entroterra fitto di ulivi, mimose, castagni, vigne di rossese; più in alto incombono le rocce e i calanchi delle montagne; in basso un piccolo lago se ne sta fermo e infetto come uno stagno. La cittadina di Acquadolce sembra essere stata lambita da tutto quello che passa per moderno: possiede, benintenso, una piccola radio privata, ma quando Orengo solleva il sipario del suo teatrino, si annuncia una novità ben altrimenti sconvolgente: l’apertura di una televisione commerciale. E’ questo l’evento che scatena ambizioni, appetiti, traffici di ogni genere, che muta in breve tempo mentalità e comportamenti, che travolge in una sorta di frenesia collettiva un’antica misura del vivere. Il romanzo racconta proprio il vivacissimo intreccio di avvenimenti (commerci, amori, violenze, campagne elettorali) che accompagnano l’entrata di Acquadolce nei paradisi artificiali dei nuovi modelli sociali e dei nuovi consumi; e lo racconta quasi utilizzando gli stessi ritmi del linguaggio televisivo, dal “largo” dei romanzi sceneggiati di un tempo alla frenesia sincopata degli spot pubblicitari d’oggi.A gestire (o a patire) i trionfi dell’effimero televisivo sono bottegai rampanti che si autopromuovono ad art-director e infermiere che vogliono fare il discjokey, signore “bene” e ragazze smarrite, costruttori abusivi e notabili mafiosi, cartomanti e trasformisti, uomini della Chiesa vecchia e nuova: da don Rossi, il giovane prete con la chitarra che si trova benissimo nella società dello spettacolo, all’anziano e ostinato don Lercari, che […]
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Dettagli

1988
1 gennaio 1997
226 p.
9788806114091

Valutazioni e recensioni

4/5
Recensioni: 4/5
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sarah
Recensioni: 4/5

All´inizio il racconto é lento e sembra non prendere, ma é solo un´illusione: Orengo sta preparando tutti gli elementi che poi porteranno ad una corale storia di vari personaggi ognuno con la propria filosofia. Quello che piú mi ha turbata é stata la scoperta ancora una volta dell´angolo piú a ovest della Liguria..Serve anche l´accenno al pittore Canavesio a risvegliare la curiositá di salire a Pigna, di cercare Dolceacqua. È comuqnue un libro che si gusta sempre una seconda volta per coglierne i dettagli. Non é il mio primo Orengo, perció ne sono rimasta come sempre soddisfatta.

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Recensioni

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Voce della critica


recensione di Mancinelli, L., L'Indice 1988, n.10

Il titolo deriva dalle siepi di ribes che circondano una misteriosa villa, dove il proprietario, fratello del parroco di Acquadolce, alleva piccioni. Ma il teatro su cui si susseguono a ritmo serrato le scene che compongono, come rapidi flash, il romanzo, è rappresentato da scorci di un immaginario paese dell'entroterra ligure, che richiama nel nome il reale e rinomato Dolceacqua, vecchie trattorie con nomi moderni e pretenziosi, la piazza della chiesa, il negozio del Butangas, e soprattutto una stanzetta d'ospedale, dove don Lercari, il vecchio parroco del paese, giace oppresso dai postumi di una frattura al femore, frutto di una rovinosa caduta da una scala in chiesa: n‚ è lungi il sospetto che una mano sacrilega abbia spinto la scala. La stessa mano, forse, che ha rapito lo Spirito Santo dall'altar maggiore, il sacro uccello che sotto forma di colomba dorata il vecchio prete vede dalla finestra volare insieme ai piccioni dello sciagurato e perverso fratello. Tra fatti reali e visioni allucinate il confine è incerto, ma è soprattutto evidente che non c'è pace tra gli ulivi di Acquadolce. E tutti gli intrighi mafiosi, i tranelli e le follie degli acquadolcesi vengono riferite al vecchio prete che, per nulla mistico, lancia anatemi e medita vendette dal suo letto d'ospedale.
A colmare la misura intervengono le stolte interferenze di una radio locale che turbano la ricezione dei corali di Bach e dei concerti di Mozart che il malato ascolta alla radio, come consolazione. Alla radio locale sta per associarsi, somma spudoratezza modernista, una emittente televisiva locale, finanziata da mestatori senza scrupoli e politicanti in odore di mafia, e a colmare il calice amaro del povero prete si aggiungono i dubbi sollevati dai critici sulla autenticità dei dipinti del Canavesio nella chiesa del paese. Dubbi che non sfiorano neppure i dipinti della chiesa della Pigna, il paese vicino, meschino, arretrato e tuttavia rivale di Acquadolce. Tra campanilismi arroventati, sotterranee trame di politicanti, amori più o meno autentici e autenticissimo spirito di arrivismo, il romanzo si chiude con il miracolo dell'apparizione dell'arcangelo Michele sulla rocca della Pigna. Vero o falso? Parrebbe vero, ma è anche vero che una manica di cialtroni ha pagato un illusionista rumeno, fallito e affamato, perché operasse coi suoi mezzi il miracolo.
La divertente carrellata di Nico Orengo su questo paesino della sua patria d'elezione - in Liguria sono ambientati anche il romanzo "Dogana d'amore" e le poesie "Cartoline di mare" - ha tuttavia dei risvolti amari e tragici, in certe figure di personaggi sconfitti dal rapido mutare del mondo - la bambina impazzita per l'incomprensione altrui o il poeta che va a vivere negli uliveti come un eremita - mentre il vecchio prete, sempre più impotente e debole, continua la sua battaglia contro i mulini a vento.

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Conosci l'autore

Nico Orengo

1944, Torino

Nicola Orengo è stato uno scrittore, giornalista e poeta italiano. Ha vissuto e lavorato a Torino dov'è stato responsabile per quasi un ventennio di Tuttolibri, l'inserto settimanale de «La Stampa».Ha lavorato presso le edizioni Einaudi, per cui ha pubblicato quasi tutti i suoi scritti. È stato anche autore di filastrocche per bambini.Tra le sue opere ricordiamo quelle edite da Einaudi: A-ulìulè, filastrocche, conte, ninne nanne (1972), Miramare (1976), Ribes (1981), Le rose di Evita (1990), Gli spiccioli di Montale (1992), L’ospite celeste (1999), Hotel Angleterre (2007), Islabonita (2009). Ha scritto la prefazione al libro di Ligabue Lettere d’amore nel frigo. 

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