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Anno edizione: 1999
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Il protagonista non è altri che l'A..Disagi, errori da evitare, scorciatorie condensate in vari punti vengono brillantemente dispiegate nella finzione di un romanzo rivolto. ad un ipotetico figlio. Scorrono gli anni dal dopoguerra, una epoca dove gli elzeviri di Alvaro, Papini, Malaparte e Moravia istruivano, divertivano, commuovevano. Nella professione di apprendista giornalista l'A. frequenta molti personaggi noti (es. Angiolillo, Longanesi, A. Mondadori,Silvana Mangano, Cardarelli, Pannunzio, De Feo, Gorresio, Patti, Flajano, Malaparte , Gourdjeff, Sarte de Beauvoir, Malraux, ecc.). Inserisce come il prezzemolo antichi consigli o detti: Chi ha più filo tesse più tela; Si sa che basta un refolo di vento per alzare un aquilone; La prima regola è colpire per primi, chi picchia d’anticipo, picchia due volte. La consapevolezza del cronista di nera: bisogna avere una pietà di superficie, di pronto impiego e un cinismo di fondo. Il mestiere di scrittore ha di buono che consente di metabolizzare anche il veleno: a un certo punto si smette di essere il protagonista dei propri guai diventando spettatori. Il processo della scrittura è la più radicale terapia psicanalitica che si conosca. Si può uscire dalla caverna degli incubi scrivendo nel potere purgatorio di una sauna, depurarandoti dai veleni. L'aver paura delle novità diventa un punto debole per un giornalista: può diventargli fatale. Il guaio è che si arriva alla pensione con le gomme a terra, il cervello avvolto in uno sbadiglio mortale, come la nebbia in Val Padana: la fantasia un tempo inesauribile , poi improvvisamente si prosciuga, diventando un vasto deserto senza l’ombra di un’oasi. Conclude: è meglio l’atarassia che l’infarto e così il protagonista ha sposato una donna armoniosa come una statua e vuota come una zucca: la madre del figlio-lettore. Perchè l'amore sono due aquile in gabbia, dove ognuna cerca di mangiare il cuore dell'altra. Il destino di ognuno è di saper sbagliare e farsi male da soli.
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