Quando, nel 1968, Patrick Modiano pubblica il suo primo romanzo, La Place de l'Étoile, la nota biografica della quarta di copertina gli attribuisce, come data di nascita, il 1947. È una data inesatta, fornita da lui stesso, che ha falsificato il proprio passaporto. In realtà è nato il 30 luglio 1945; alterando i dati anagrafici non ha fatto altro che estendere al paratesto il gioco dell'autofiction, di quella sottile mescolanza tra autobiografia e invenzione che svolgerà un ruolo di primo piano nella narrativa francese tra gli anni settanta del Novecento e gli inizi di questo secolo. Ma la data del 1947 non era scelta a caso. Era l'anno di nascita di suo fratello Rudy, morto a dieci anni di leucemia: "Attribuirsi il 1947 come punto di partenza nella vita ha commentato il suo biografo Denis Cosnard significava per lui anche instaurare un segreto legame con suo fratello". È questo "segreto legame" il centro di Riduzione di pena; un centro dal quale irradia la luce crepuscolare di tutto il racconto, intriso di felicità e di strazio nel suo "tono minore" accattivante e disperato.
Benché dedichi a Rudy i suoi primi otto romanzi, Modiano non ne evoca la figura sino a Livret de famille, del 1977. Sul fratellino che è stato il suo principale punto di riferimento affettivo nei primi anni di vita, con la madre attrice spesso in tournéee il padre in giro per il mondo a creare dubbie società finanziarie, sembra gravare sino a quella data un divieto d'immagine. In seguito Rudy sarà qualche volta nominato, ma mai descritto. Complice inscindibile di Patrick, non comparirà nella sua opera se non insieme a lui: attento con lui a osservare i fantasmagorici riflessi delle luci del bateau mouche nella camera che condividono sul Quai Conti, in casa dei genitori (Livret de famille), o pronto a seguirlo nel cortile del Louvre, per giocare ai piedi del gruppo statuario che rappresenta, per una crudele ironia della sorte, Caino e Abele (Fleurs de ruine). Ma in nessun romanzo di Modiano come in Riduzione di pena la simbiosi dei due fratellini è l'elemento portante della storia. La narrazione stessa sembra qui emanare da una voce che ne racchiude un'altra, sembra parlare anche per l'altra, che in un giorno del 1957 ha taciuto per sempre.
In Riduzione di pena non compaiono date precise, e anche i luoghi sono indicati allusivamente. Sappiamo però da Un Pedigree (in cui Modiano ha ristabilito molti dati fattuali della propria biografia) che i fatti narrati si riferiscono al soggiorno che Patrick e Rudy fecero tra gli inizi del 1952 e il febbraio del 1953 a Jouy-en-Josas, affidati a un'amica del padre. Di quel soggiorno, Riduzione di pena ci offre una versione intessuta di elementi poetici e romanzeschi, i cui spunti reali restano per i lettore impossibili da identificare. Ma l'atmosfera del racconto conta ben più della plausibilità dei dettagli e avvolge il lettore, sin dalle prime pagine, con una forza e una seduzione inusuali. Per i due bambini, l'ambiente provinciale che li accoglie ha qualcosa di fiabesco: la padrona di casa, Hélène, che ha un passato di acrobata, appartiene al mondo magico del circo, mentre la babysitter bruna, dai verdi occhi trasparenti, riceve il significativo soprannome di "Biancaneve". Anche i boschi e i parchi che circondano Jouy-en-Josas celano luoghi d'incanto, tanto attraenti quanto inquietanti: più di ogni altro, il castello del misterioso marchese di Cassade, la cui leggenda si intreccia agli aspetti più oscuri della vita del padre di Patrick e di Rudy. Per molte notti, armati di una pila elettrica, i due bambini si avventurano sulla strada di quel castello, di cui sospettano che il proprietario, espropriato e scomparso durante la guerra, sia clandestinamente tornato; ma ogni volta tornano sui loro passi, senza portare a termine l'avventura.
Dietro i loro tentativi, si disegna quella che sarà più tardi l'impresa perennemente incompiuta di Patrick: il tentativo di far luce sulla vita passata del padre, soprattutto sul periodo dell'occupazione nazista in cui oscure complicità con i collaborazionisti gli hanno probabilmente salvato la vita. Se il marchese di Cassade resta invisibile, altre figure si affollano intorno a Hélène: solo molti anni dopo Patrick comprenderà che quei gentili signori, pronti a scherzare con lui e Rudy, erano gangster provenienti non dal mondo delle fiabe ma da quello della cronaca nera. Un mondo cui Patrick, che da sempre si sente un paria e un marginale, non sa guardare senza un po' di simpatia: la vetturetta da autoscontro regalata ai due fratellini da un losco figuro spicca come un simbolo nel finale della storia, e lo pervade, tra rapinatori e acrobate di dubbia moralità, di una tenerezza accorata forse negata a benpensanti e cittadini esemplari.
Mariolina Bertini
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