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Rima rerum - Antonio Vigilante - copertina
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2008
1 gennaio 2008
78 p., Brossura
9788887514490

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carla
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Una scoperta. Vi sono alcuni tra i versi più belli che abbia letto da qualche anno a questa parte.

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EC;"la nostra finta storia di creature con un nome e un cognome" Approfitto dunque della correzione per riportare qualche altro tra i versi che mi sono più cari di questa raccolta. Avendo avanti delli miei occhi li Sacrosanti Evangelj quali tocco con le mie proprie mani conoscendo che niuno si può salvare fuori di quella Fede quale tiene, crede, predica, et insegna la S. Chiesa Cattolica, et Apostolica Romana io mi pento d’aver vissuto così senza uno scopo d’aver seguito il succedersi dei giorni come una cane annoiato steso al sole che non aspetta più alcuno per giocare con le orecchie e la coda immobili io come un cane mi pento davvero di aver vissuto una vita ordinaria senza fremiti dannunziani né slanci filantropici senza missioni senza perversioni senza grandi verità né potenti menzogne senza nemmeno la convinzione che la mediocritas è aurea soltanto avendo ogni tanto visioni che nemmeno sapevo decifrare mi pento di non averle interrogate di non averne investigato il mistero di aver permesso che svanissero lasciandomi con il mio giornale di sinistra nella calca dell’autobus di mezzogiorno troppo caldo per me, troppo affollato troppo pieno di vita e di umori io mi pento davvero avanti a voi conoscendo che niuno può salvarsi. - E' cresciuta l'erba tra gli ulivi. Mio padre diceva che un campo dev'essere tenuto ben pulito perchè l'erba ruba la vita agli alberi, ma a me piace quest'erba tenera e allegra e rompo il guscio delle mandorle, e bevo il vino e me la rido del tramonto e della notte che inciampa nel mondo. - Cristo sale, s'acquieta, s'abbandona dove il mio-me dà fine alla sua fuga; e depone lo scettro e la corona e muore come l'ultimo dei cani. IL mio-me lo circonda compiaciuto vita che sopravvive al dio che muore. Ma presto quella colpa lo travolge tonra alla fuga, s'agita, s'informa, commuore come l'ultimo dei cani. Resta l'essere limpido, mondato, di là dall'occhio di là dalla voce.

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Recensioni: 5/5

Il migliore omaggio che possa fare a questi versi straordinari- una perla nel panorama letterario italiano-è pubblicarne alcuni nel mio semplice commento. Permettendomi solo di aggiungere una nota personale: vi sono, tra i miei stati d'animo, e tra i miei sguardi sul mondo, sguardi e stati che sono nati tra queste pagine che mi sorprendo a provare ormai lungo il filo della mia divesa vita, come se fossero miei: solo dopo qualche istante riconosco lo stato d'animo come nato tra questi versi,capaci di farsi esperienza e passato per chi li legge. Attraverso lo sguardo nitido e penetrante dell'autore, appare in queste pagine il cuore nudo delle cose, libero dalla foschia del pregiudizio e dell'illusione. Ed abita ora la mia immaginazione quella realtà sognata dove "gli ippocastani si curvano sui bambini e donano gemme e scrigni e il cielo è tra il blu ed il viola", così vicino al sentimento poetico della "realtà liberata" di Capitini- tanto caro all'autore; ma anche il grande pioppo vicino al campanile che una volta si curvò dal dolore e l'uccellino che ne cadde sfracellandosi; e ancora, "l'intellettuale disprezzato" che vive "senza fremiti dannunziani, "come un cane annoiato steso al sole che non aspetta più nessuno per giocare". - La mia rabbia, dottore, non è una cosa che si possa dire con le parole scritte nei suoi libri perchè nei suoi libri non c'è scritto che le montagne possono aprirsi diventare sensuali ed accoglienti inghiottirti e rimetterti al mondo in un mondo in cui i fiori sospirano orgasmi e tutto quel che vive s'offre lieto e tutto quel che vive s'offre lieto appena dietro il paravento, appena dietro il giorno, appena dietro la mia maschera appena dietro il mio nome e cognome, il mio nome che odio, il cognome che rinnego, la mia storia, la nostra storia d'uomini che non è vera, cche non è mai accaduta la nostra finta storia di creature con un cognome.

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