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Anno edizione: 1975
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Prefazione di Vinicio Capossela.
Mentre si esprimeva con la sua arte possente, il genio di Michelangelo scriveva sonetti colmi di malinconia. La robustezza titanica di quelle figure e il cupo tormento di questi versi splendono dello stesso, identico amore: quello per la figura umana e per la bellezza di tutto il vivente. Lacerate tra una sensualità straordinaria e un incessante desiderio di purezza, queste Rime si presentano ancora oggi con una potenza espressiva sconvolgente, sostenute da un’immagine o un motivo che si brucia nello spazio di pochi versi.
Vinicio Capossela è stato rapito dai versi di Michelangelo, perché più di tutti gli altri “possono risuonare, avere una fisicità, un corpo musicale”.
La bellezza dolente e fiera delle Rime è dura come la pietra, perché il loro autore fu, nella proporzione più perfetta, gigantesco oltre ogni misura.
Mentre si esprimeva con la sua arte possente, il genio di Michelangelo scriveva sonetti colmi di malinconia. La robustezza titanica di quelle figure e il cupo tormento di questi versi splendono dello stesso, identico amore: quello per la figura umana e per la bellezza di tutto il vivente. Lacerate tra una sensualità straordinaria e un incessante desiderio di purezza, queste Rime si presentano ancora oggi con una potenza espressiva sconvolgente, sostenute da un’immagine o un motivo che si brucia nello spazio di pochi versi.
Vinicio Capossela è stato rapito dai versi di Michelangelo, perché più di tutti gli altri “possono risuonare, avere una fisicità, un corpo musicale”.
La bellezza dolente e fiera delle Rime è dura come la pietra, perché il loro autore fu, nella proporzione più perfetta, gigantesco oltre ogni misura.
Prefazione di Vinicio Capossela
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