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Melville usò l’aggettivo «patagonia» per indicare qualcosa di totalmente esotico, mostruoso e pericolosamente attraente. Un’attrazione che agì anche sul giovane Bruce Chatwin. Fin dall’età di tre anni la Patagonia gli apparve come la Terra delle meraviglie. Poi dall’esperienza nacque In Patagonia, il più bel libro di viaggi dei nostri anni. Qualche tempo dopo, un altro illustre scrittore di viaggi, Paul Theroux, pubblicava un affascinante libro su quella terra, The Old Patagonian Express. Infine, nel 1985, Chatwin e Theroux composero, in una storia di contrappunto a due voci, questo delizioso libretto, dove entrambi tornano sulle tracce della loro passione nonché delle voci e delle storie disparate che sono connesse a quella terra. Sia Chatwin sia Theroux appartengono a quella stirpe di viaggiatori che «un’associazione o un riferimento letterario possono entusiasmare quanto una pianta o un animale raro». Perciò il loro dialogo non può che essere personalissimo ed erudito, esposto all’esperienza bruta del viaggio ma anche pronto a captare ogni segnale che giunga dal passato per ricomporre ancora più screziata, l’immagine di quella terra dai tanti misteri, veri e fantasticati.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Poche pagine che scorrono veloci ma che lasciano al lettore, con semplicità e spontaneità, curiosità e calore nei confronti della Patagonia, di quello che i due scrittori provano per lei e di quello che è stata per tantissime persone.
Un testo nella media, che si legge tranquillamente ma senza la pretesa di essere considerato un grande libro. Certo niente a che vedere con l'altro di Chatwin "In Patagonia", anche se questo risulta più facilmente leggibile.
Intenso..cone le sue piccole descrizioni e racconti, questo luogo viene reso magico dai due autori che ripercorrono sprazzi della loro vita osservando questo lembo di terra.
Recensioni
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1991)
scheda di Paglieri, M., L'Indice 1991, n.10
A quasi dieci anni dalla pubblicazione di "In Patagonia" (considerato uno dei più bei libri di viaggi dei nostri anni) Bruce Chatwin ritornava sull'argomento: l'occasione gli era offerta da una conferenza alla Royal Geographical Society tenuta a due voci con Paul Theroux (autore nel 1979 di "Old Patagonian Express"). Nel libro i due scrittori analizzano la ricorrenza del "tema patagonico" ('topos' che coincide con l'ignoto, l'inconoscibile ed il mistero) nelle loro storie personali, in letteratura e nell'immaginario collettivo. Apprendiamo così che per Chatwin la Patagonia è stata una terra delle meraviglie fino dall'età di tre anni, da quando scoprì la pelle di un misterioso animale nell'armadio della nonna; e che per Theroux partire per la Patagonia significava portare a termine un'avventura intrapresa dal bisnonno. In letteratura si scoprono impensabili collegamenti: la Patagonia fu scoperta da Magellano e le prime relazioni di quel viaggio influenzarono Shakespeare; al resoconto dell'esplorazione di un corsaro del Settecento sono debitori splendidi versi di Wordsworth e Coleridge e il "Viaggio verso il Polo Sud" di un certo capitano Weddel ispirò la missione in Patagonia di Darwin e "Le avventure di Gordon Pym" di Poe. Tra erudizione e 'divertissement', il libro conferma di pagina in pagina quanto Chatwin scrive in apertura: "Paul e io se mai siamo dei viaggiatori, siamo viaggiatori letterari. Un'associazione o un riferimento letterario possono entusiasmarci quanto una pianta o un animale raro".
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