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Ritratti é una lettura che ci conduce in un meraviglioso viaggio nell’ “animo umano”, sopratutto quello femminile poiché, a parte uno, sono racconti di donne. I “ritratti”, sia reali che inventati, ci raccontano storie straordinarie. Non solo quelle che descrivono personaggi storici e famosi come Maria Walewska, l’amante polacca di Napoleone, o l’anticonformista Paolina Bonaparte o la Contessa di Castiglione, che ebbe un ruolo chiave nel convincere Napoleone III a schierarsi a favore dei piemontesi nella seconda guerra di Indipendenza contro gli austriaci; ma così tutte le altre che, seppure nel loro essere persone “comuni”, affrontano eventi sconvolgenti e spesso drammatici in modo incredibile, unico e coraggioso. Come, così pure, incredibile e straordinario é l’unico personaggio maschile Junichiro Kawasaki, poeta e maître a penser del Giappone, che accompagnò con i suoi scritti e i suoi pensieri un lungo arco della storia della sua nazione. Come ultimo pensiero ci ha lasciato un haiku “Senza rimpianti é la mela, non sa di non essere pesca”. Lo scrisse la mattina del 3 novembre 1996, all’età di 98 anni poco prima di assumere la dose di arsenico che avrebbe ucciso lui è l’inseparabile compagna di tutta una vita, la moglie Erika. Molti studiosi si sono sforzati di spiegarlo. Qualcuno ha detto che , forse, “ la mela cade senza rimpianti perché il desiderio di un’esistenza di pesca non l’ha mai neppure sfiorata. Il difficile, a volte, é sapere che frutta si è.” Lettura imperdibile!
Recensione Libro “Ritratti di Maria Gisella Catuogno Si tratta di nove racconti di cui otto storie di donne e uno del poeta giapponese Junichiro Kavasaki. La lettura è appassionante, per la sensibilità dell’autrice nell’evidenziare la personalità dei personaggi, sia di quelli storici, che di quelli frutto della fantasia,. Si tratta di donne dal grande coraggio, capaci di lottare e di costruirsi un futuro,senza mai arrendersi. Commovente è la storia ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, della donna ,il cui marito morì in guerra,e poi,come avvenne in tantissimi casi, fu vittima di uno stupro da parte di un soldato. Da quell’atto di violenza però nacque una figlia, che lei accolse con tanto amore. Per questa bambina la protagonista osò affrontare a testa alta tutti i pregiudizi della gente. La figlia crebbe con sani principi e, infine, volle cercare i parenti del padre. Ci riuscì, da un male può nascere un bene, ci dice l’autrice, basta che lo vogliamo.
Leggere “Ritratti” vuol dire entrare in contatto con i profili fisici e psicologici di nove personaggi, vissuti in contesti spazio/temporali diversi, ma intrisi di valori quali la forza, il coraggio, la saggezza. Figure vere e di fantasia ma nelle quali si riesce “ad entrare” con naturalezza e trasporto e che aprono il cuore e/o spezzano l’anima e che senti vicine, anche se vissute secoli fa. In ogni racconto c’è l’autrice; Gisella c’è nelle “finestre” che apre sulla sua isola: può essere una luce fulminea, come quando ci dice che gran parte dei produttori di caffè e cereali del Venezuela provenivano dall’Isola d’Elba; possono essere quadri stupendi, come il paesaggio che Napoleone vede dal romitorio della Madonna del Monte; possono essere affreschi in bianco e nero di una Portoferraio bombardata dai tedeschi e dagli alleati o del suo Cavo che , in letargo, attende i colori e la vivacità della primavera. Gisella è presente anche nella scelta delle parole, sia che si tratti di situazioni “forti”o tragiche che di episodi molto passionali e carnali. Sublime la scelta delle parole nella storia drammatica di Maria e nel suo racconto alla figlia Benedetta. Gisella riesce a “far pronunciare” a Maria quelle frasi che accostano la violenza sessuale del soldato al ritorno al caldo ventre della sua Africa, dal quale è stato strappato per forza a 20 anni per andare a combattere una guerra non sua. Quell’atto orribile si trasformerà in amore da donare. Altrettanto bello e significativo il racconto di Junichiro Kawasaki che vuole essere un inno alla lentezza contrapposto alla velocità scriteriata dei nostri tempi, un invito ad assaporare la simbiosi tra uomo e ambiente. Sicuramente non casuale la posizione, alla fine del libro, del racconto “Specchio delle mie brame”: la bellezza di Eleonora, che la renderà schiava, appare al lettore come un monito alle generazioni di oggi, dove il corpo, per molte adolescenti, diventa un’ossessione ma anche espressione di un disagio interiore.
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