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Le rivoluzioni del libro. L'invenzione della stampa e la nascita dell'età moderna
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Descrizione


In questo studio l'autrice fissa la sua attenzione sulle tre grandi rivoluzioni che fra XV e XVII secolo hanno dato forma all'età moderna: il Rinascimento, la Riforma protestante e la Rivoluzione scientifica. Ognuna di queste si dimostra influenzata nel profondo dall'invenzione della tipografia, nel senso che la diffusione dei libri resa possibile dalla scoperta di Gutenberg sta nel cuore stesso di queste tre rivoluzioni: la riscoperta e la diffusione degli autori antichi, base del Rinascimento, presuppone l'esistenza della tipografia; senza l'effetto moltiplicatore della stampa, che disseminò 300.000 copie delle opere di Lutero e infinite edizioni tradotte della Bibbia, la rottura della Cristianità operata dalla Riforma sarebbe stata impensabile.
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Dettagli

1997
336 p.
9788815061508

Voce della critica


recensione di d'Amato, M., L'Indice 1996, n. 4
(recensione pubblicata per l'edizione del 1995)

Nel momento in cui il processo culturale in atto riguarda il passaggio dalla scrittura al digitale, in cui l'immagine prevale in modo sempre più evidente sulla parola, in cui la telematica modificando i paradigmi dello spazio e del tempo trasforma continuamente il nostro rapporto con il sapere e modifica l'idea stessa di conoscere, ha ancora senso interrogarsi sulle "conseguenze della trasformazione quattrocentesca nelle comunicazioni?".
Questo libro non solo risponde affermativamente a questa questione, ma, poiché l'avvento e la diffusione della stampa vengono studiate come il fattore più rilevante nella determinazione dell'età moderna, permette al lettore, anche non addetto ai lavori, di conoscere la portata del cambiamento del sistema comunicativo offrendo dati del passato che consentono a ciascuno intuizioni per lo scenario che ci è contemporaneo.
La tesi che percorre tutto il libro è che il Rinascimento, la Riforma protestante e la rivoluzione scientifica sono stati sostanzialmente determinati dall'invenzione della tipografia, anzi questa è per molti versi considerata il presupposto delle grandi trasformazioni che hanno avuto luogo tra ilXV e ilXVII secolo, dalle quali è scaturita l'età moderna. Infatti, senza la riscoperta prima e la diffusione poi degli autori antichi non avremmo avuto ilRinascimento; n‚ sarebbe accaduta la frattura della cristianità operata dalla Riforma protestante se non ci fossero state le trecentomila copie delle opere di Lutero e le traduzioni della Bibbia; n‚ senza i testi a stampa che hanno consentito la diffusione delle conoscenze sarebbe stata possibile la cultura scientifica.
Il libro, che è la sintesi, elaborata per un vasto pubblico, di una ricerca durata più di un decennio e apparsa in Italia nel 1986 con il titolo "Rivoluzione inavvertita", è diviso in due parti.La prima concerne il passaggio dalla scrittura alla stampa in Europa occidentale; nella seconda sono affrontati i rapporti tra la diffusione della stampa e i movimenti culturali e intellettuali che hanno sancito la transizione tra il periodo medievale e l'età moderna. La questione profonda rimanda all'utilità o meno di discutere gli elementi che sono intervenuti nella costruzione della modernità. Non è forse questa sempre in mutamento?La risposta alla fine dell'opera è assolutamente affermativa perché l'autrice riesce a porre in connessione i cambiamenti tecnologici e culturali e a non considerarli solo concomitanti.
La discussione non si incentra sul passaggio da una cultura orale a una scritta, ma riguarda più sottilmente gli "effetti della stampa sui documenti scritti e sulle idee di élite già colte"; non è quindi un'analisi della diffusione dell'alfabetizzazione, ma piuttosto sui modi in cui la stampa alterò la "comunicazione scritta all'interno della Repubblica delle lettere".Una riflessione quanto mai attuale nel momento in cui la telematica si diffonde e in prospettiva mette in crisi l'egemonia del libro sul sapere.

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