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Roma 1849. Gli stranieri nei giorni della Repubblica - Brunella Diddi,Stella Sofri - copertina
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Roma 1849. Gli stranieri nei giorni della Repubblica - Brunella Diddi,Stella Sofri - copertina
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Descrizione


"Che vi sia stato un tempo in cui Mazzini governò Roma e Garibaldi ne difese le mura, suona come il sogno di un poeta", scrisse G. M. Trevelyan a proposito della Repubblica romana del 1849, e ne raccontò l'assedio come "il più commovente di tutti gli episodi della storia moderna". È senz'altro uno degli episodi di cui gli italiani possono andare più fieri. E non solo gli italiani, perché all'appello di quella ribellione rispose anche il vasto, eroico e pittoresco esercito internazionale di combattenti volontari per la libertà che aveva scosso l'Europa nel Quarantotto. Una generazione romantica, cosmopolita, che aveva esteso all'intera Europa la propria idea di patria. Sulle barricate di quei giorni, a difendere Roma c'erano giovani belgi, ungheresi, olandesi, bulgari, americani, inglesi, svizzeri, un finlandese - e molti francesi, a battersi contro l'esercito francese venuto in soccorso del potere pontificio, e riscattarne l'onore. Si trattò di una minoranza, certo, ma c'erano, e si batterono e si innamorarono, scrissero versi e dipinsero, e in tanti sono morti. C'era la legione polacca, gli esiliati di Mickiewicz, cittadini di una nazione cancellata, pellegrini che struggendosi di nostalgia accorrevano ovunque si combattesse per la patria e la libertà. E con loro ci furono donne che parteciparono agli scontri dando manforte ai soldati, signore e popoiane "prostitute", come poi le chiameranno ovviamente i vincitori - che si prodigarono per organizzare e prestare soccorso ai feriti nelle ambulanze...
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Dettagli

2011
10 novembre 2011
219 p., Brossura
9788838925962

Voce della critica

  Ha l'andamento di una cronaca e non ambisce a un'architettura storica questo volumetto, concepito come omaggio agli eroi e alle eroine di "un episodio unico per l'anticipazione profetica della nostra repubblica". Più che di anticipazione profetica si dovrebbe parlare di un'esperienza che contenne in sé ardimentose e smisurate sfide. Si dà pertanto spazio, nel rifare la cronaca della Repubblica romana del febbraio-giugno 1849, alle voci di stranieri e di donne che appoggiarono con entusiasmo quel disegno dalle fondamenta così fragili. E si vuol portare in primo piano quanto, nella vulgata dell'epopea risorgimentale, è stato relegato sullo sfondo. Ad esempio il contingente dei duecento polacchi in esilio animati da Adam Mickiewicz, ma anche i giovani belgi, ungheresi, olandesi, bulgari, americani, inglesi, svizzeri, francesi che ingaggiarono una lotta di libertà contro un potere che sentivano avverso. C'è una scoperta motivazione didattica rivolta al presente nell'esaltazione di un internazionalismo privo di calcoli e di un'energia femminile nient'affatto subalterna. Furono molte le donne che abbandonarono il ruolo di soccorritrici per condividere le ragioni politiche dei compagni. Si rilegge con stupore la fiera testimonianza di Enrichetta di Lorenzo, che ostentatamente si firma Pisacane. Il quinto capitolo, conclusivo, è dedicato all'avventura di Margaret Fuller, che arriva dall'America, sbarca in Europa e, già affermata scrittrice, diviene da Roma corrispondente di caldi accenti: affascinata da Mazzini, lontano dall'effigie cupa che ne è stata composta: "Aveva una bella voce e autorevole. Ma, quando ha finito, sembrava proprio esausto e malinconico. Sembra come se la grande battaglia che ha combattuto sia stata troppo per le sue forze e che sia sostenuto solo dal fuoco della sua anima". Roberto Barzanti  

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