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Le scuse corrono a testa bassa se ora solamente provo ad omaggiare (a un mese e mezzo dal suo volo terreno) una voce poetica fra le più vive e sincere di un 900 complesso, buio, intricato. Mi innamorai prestissimo dei suoi versi, negli anni in cui il linguaggio si affacciava sui giovani costoni dell'adolescenza sognando di poter parlare unicamente così; gli anni in cui dai confusi e immaturi graffiti dell'animo riesce, con fatica e dissenso attorno, a germogliare mezzo ramo di parola più scelta, più libera, meno prevedibile, l'intesa (sofferta) fra un corpo di sillabe e un percorso umano che ormeggia in quel porto, su quegli approdi, senza più ripartire, la propria barca malmessa. Lui era uno di quei venti a confortare la mia incertezza, a raddrizzarla, a scuoterla con sorriso e impeto, a tendere le sue mani contro scossoni e rovesci, cadute, disagi. Due corde saltano mentre si canta la romanza più bella, non importa; il poeta azzarda lo stesso l'accordo giusto, e lo trova, cambia in corsa, aumenta la vocalità, ma non smette quest'infinita dedica all'amore, all'amata. L'umano inciampa per commuovere di più, legge quasi sovrana."Non sparire. Sparire si può in un istante,/ ma poi come ci incontreremo nei secoli?/ Sono possibili al mondo il tuo sosia e il mio? / Solo nei nostri figli". Perché ci son ferite che innalzano, vitalità che perdonano, indizi di stento che possono di colpo ribaltarsi in rotte di inattesa gioia. Durano pochi istanti in qualche lontana primavera, ma nel ricordo sono suoni che nessun ladro può avvicinare. Un poeta civile, riduttiva e vasta come definizione, ma la sua biografia sensibile era l'abbraccio all'intero creato, una bandiera sì di rivolte, di scontri, di accuse, ma dentro una fratellanza e un rispetto che erano e resteranno cifra senza tempo:"Perfino in un mondo che ha i fascisti al potere / sopravvivono ciglia vellutate". I treni nella neve fischiano anche per condurre alla salvezza. Indimenticabile Maestro.
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