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La datazione posta alla silloge "La rosa gialla" del poeta Vittorio Baccelli, alquanto esplicativa, sembra apparentemente testimoniare che le tematiche in essa trattate siano riferite ad un vissuto e ad un contesto ormai trascorso,ma al contrario, ciò che caratterizza e allo stesso tempo affascina in essa, è invece la straordinaria attualità sia dei temi che delle modalità di scrittura. Come riportato nella prefazione le poesie sono state salvate dalla dispersione nelle varie riviste di "movimento" nelle quali apparvero nei primi anni 80 o sono state ricostruite dall'Autore salvando l'intero corpus dei venti canti dai vecchi foglietti ingialliti dal tempo a testimonianza di un particolare momento storico e socio-culturale. Il momento storico è quello degli anni di piombo dominato dall'angoscia e dalla tensione politica, ma sopratutto è la visione personale e l'interpretazione dell'autore, la testimonianza più diretta del suo canto che in forma ermetica e sinuosa simboleggia la sua interpretazione della storia e dei suoi accadimenti contemporanei, dei fatti di vita e delle sensazioni.In quest'opera è individuabile sopratutto la continuità tra i fatti più recenti e quelli dell'immediato passato, una sorta di visionaria e reale profeticità dei temi sempre presente nella silloge, quali quelli della cultura o del timore della caduta, cioè della fine della cultura occidentale. Il poeta ci offre la visione delle contraddizioni socio-politiche e culturali dell'epoca unitamente ai suoi grandi enigmi irrisolti, elaborandone lo scenario di tutti i lati più oscuri e indecifrabili, più alienanti e dissociativi, anche ricorrendo, in maniera quasi profetica, alla metafora e alla simbologia della caduta del muro e delle torri, simboli del potere politico e di quello economico, come anticipando quello che in epoca attuale è stato il crollo delle grandi illusioni e la tragedia dell'umanità civile occidentale dell'11 settembre 2001. In un'atmosfera surreale la Poesia di Baccelli evidenzia una realtà pregna di contraddittori e diss
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