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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Giallo ambientato a Catania, dopo le prime cinquanta pagine si comincia a intravedere il possibile colpevole dell’omicidio, ma il lettore dovrà arrivare alla fine per verificare la giustezza della sua ipotesi. Ricco di colpi di scena, con qualche episodica spruzzatina di gergo siciliano, si apprezza per la trama e costituisce una piacevole lettura.
Libro poco avvincente. ma piacevole da leggere.
Bellissima sorpresa!!! Un giallo ben costruito che scorre come acqua fresca; una storia che intriga e diverte strizzando l'occhio a una Sicilia da sogno!!! Consigliatissimo👍👍👍
Recensioni
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Voi non ci crederete ma spero a breve di leggere il prosieguo di questo libro, con un finale apertissimo e che mi ha fatto amare la protagonista come non mai.
Vi sto parlando di un poliziesco, molto ben strutturato, e con un Commissario donna che per la prima volta dopo molto tempo mi lascia con la bocca aperta e che non ho potuto non amare: Vanina Guarrasi per gli amici, Giovanna Guarrasi per i restanti.
Ambientato tra Palermo e Catania, Vanina avrà per le mani il suo caso da risolvere il cui omicidio è datato cinquantasette anni prima e non sarà facile scoprire l’assassino. Ma non è tutto, Vanina dovrà affrontare anche il suo passato, un passato non facile, legato a Palermo, alla lotta alla camorra, a tutto l’insieme che ci porterà a pensare a Borsellino e Falcone, e che nel piccolo e nel grande ha toccato anche la sua giovane età. La paura di perdita continua per mano della mafia delle persone che le sono più a stretto contatto. Ecco a cosa sarà dovuta la sua fuga da Palermo, prima a Milano e poi a Catania, dove svolgerà un ruolo di vicequestore della Mobile di Catania.
Durante le ricerche dell’assassino Vanina ci farà conoscere la Sicilia che purtroppo vediamo nel retro della medaglia: da una parte una regione meravigliosa, piena di storia, piena di sfaccettuature interessanti, con i suoi abitanti, i dialetti e i modi di dire differenti da una città all’altra, i dolci contesi nei vari paesi, dall’altra una regione dove il pizzo, la mafia, le famiglie clan, l’andrangheta la fanno da padroni. E’ la fotografia reale in una storia di pura fantasia.
I personaggi della squadra sono tutti ben amalgamati, creano una gran bella struttura al libro senza mai perdersi; poi abbiamo il “club vecchietti” di cui Vanina avrà bisogno per riportare alla luce, oltre ai rapporti dei colleghi, tutto quello che è successo cinquantasette anni prima, e che vecchietti signori! Anche qui l’autrice usa una maestria tutta sua per farci conoscere un tessuto sociale dove tutti sanno tutto, dove i salotti buoni andavano dalle sarta per farsi confezionare i vestiti, ma dove raccontavano tutti i spettegolezzi dell’alta società di allora.
La scrittura è sempre molto fluida, nonostante qualche intermezzo dialettale, che rende il racconto ancora più piacevole. Tanti lo confronteranno con Camilleri e il pilastro Montalbano, io non lo farò, nel mio piccolo essere lettrice li lo trovati simili ma non accostabili: Montalbano mi ha preso il cuore in un modo, Vanina in tutt’altro. Sarà perchè è donna, sarà perchè è tenace, sarà perchè è combattiva. Questa volta è veramente stata dura chiudere il libro e lasciare andare la storia.
Leggetelo non vi deluderà.
Una Montalbano in gonnella per Cassar Scalia
Dopo l’esordio con La seconda estate (2014) e il secondo romanzo Le stanze dello scirocco (2015), entrambi editi da Sperling & Kupfer, Cristina Cassar Scalia, originaria di noto, torna con un nuovo libro, Sabbia nera (392 pagine, 19 euro), pubblicato dalla casa editrice Einaudi, già ristampato più volte.
Il romanzo ha già lasciato un’impronta indelebile, conquistando i lettori con la sua protagonista, il vicequestore Vanina Guarrasi. È quasi naturale accostare il nuovo personaggio femminile a quello del famigerato commissario Montalbano e intravedere nella Cassar Scalia la possibile erede di Camilleri, non solo per la scelta di ambientare il racconto in Sicilia, mettendone in luce storia e contraddizioni, ma anche per l’uso del linguaggio dialettale che, sebbene misurato, diventa il punto di forza. I vari annacare, santiando, viscuttina, mavarìa, ammazzarat, picciotta sono parole che raccontano l’umanità e la tradizione della terra sicula, avvicinando la scrittrice e la storia alle persone.
La Muntagna s’era risvegliata quella mattina. Una nube densa di cenere incombeva sulla città, avvolgendola. Nei momenti di silenzio, i boati si udivano persino dal mare, a metà tra il rombo di un tuono e il botto di un fuoco d’artificio attutito dalla distanza. La sabbia veniva giù senza requie, formando per terra un tappeto scricchiolante e scivolando sugli ombrelli aperti, rimediati qua e là da venditori ambulanti prontamente apparsi per le strade, come in un giorno di pioggia improvvisa.
Il giallo è ambientato principalmente a Catania e l’incipit descrive la “tempesta” di sabbia nera della Muntagna, ovvero dell’Etna. Parte dal ritrovamento di un cadavere mummificato dentro un montacarichi, all’interno di un’antica villa di proprietà della famiglia Burruano. Una vicenda che porta la bella poliziotta a indagare su fatti avvenuti sessant’anni prima «perché al vicequestore Guarrasi, in realtà, le rogne piacevano. Assai. E più la impegnavano, più le toglievano il sonno, più le divoravano giorni di ferie e di domeniche, più lei ci si buttava. Anima e corpo». A fare da sfondo c’è la storia personale di Vanina, tormentata a causa della morte del padre e della fine di una relazione difficile. Si delinea, così una donna forte come può essere solo l’Etna quando erutta, testarda, scontrosa, «uno sbirro di quelli veri, di quelli che in questura sembrano esserci nati».
Lo sguardo della Cassar Scalia sembra rivolto al passato. Un passato che torna, affolla il presente e non solo per i fatti oggetto dell’indagine, ma per le vicende personali del vicequestore, un passato che porta sulle spalle come un fardello e mai morto e sepolto. Probabilmente, la giovane scrittrice siciliana è consapevole del fatto che la Sicilia moderna non può prescindere dalla Sicilia del passato, così come la città di Catania non può fare a meno dell’Etna e delle sue tempeste di sabbia nera. Ricco di personaggi, nel romanzo il passato è rappresentato dalla vedova Burrano, una delle sospettate dei misfatti, e il commissario Biagio Patanè, ormai in pensione, coinvolto sessant’anni prima nella soluzione del caso, ma mai convinto della stessa, che aiuta il vicequestore a risolvere brillantemente il caso. Tutti i personaggi, però, hanno un tratto profondo che coinvolge il lettore, tra ironia e comicità, dramma e tragedia. Ovviamente, non mancano i colpi di scena.
L’autrice, descrivendo le passioni, i desideri, i tormenti della protagonista, è riuscita a tratteggiare la psicologia di questo nuovo personaggio, suscitando l’interesse e la curiosità di tanti lettori che non aspettano altro che il ritorno del vicequestore Guarrasi. La versione femminile di Montalbano che stavamo aspettando!
Recensione di Arcangela Saverino
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