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Si chiama Tao Te Ching, fu stilato in 5.000 ideogrammi cinesi ed è riconducibile al 500 a. C. Attribuito al profeta Lao-Tzu, archivista imperiale nell'antica capitale Luoyang, lo si potrebbe definire una sorta di Bibbia del taoismo. Wayne Dyer, psicoterapeuta e docente americano, si è sentito chiamato a scrivere un saggio per ogni capitolo degli 81 che compongono questo antico testo sapienziale, e si è arreso completamente alle idee esposte che non sempre sembravano adattarsi a un lineare approccio razionale. Svegliandosi presto ogni mattina, meditando e cercando di tradurre per i lettori gli insegnamenti del Tao (la Via), lo scrittore ci introduce alla saggezza del maestro cinese, che risale a 2500 anni fa, perché è convinto che nel XXI secolo questi precetti filosofici e religiosi possano essere utili ai leader politici, per cessare ad esempio di considerarsi nemici e fare le guerre, e ai singoli individui per vivere meglio cambiando il proprio modo di pensare.
Vivere il mistero, accettare che il Tao sia un eterno inconoscibile che anima il mondo, è il primo passo per porsi nell'atteggiamento giusto secondo Lao-Tzu: "il mistero stesso è la porta che conduce a ogni conoscenza". Da questo incipit discende un invito, paradossale per noi occidentali, ad abbandonare l'abitudine di attribuire nomi alle cose e agli eventi e di classsificare in continuazione il mondo che ci circonda. Si prosegue nella lettura, che si adatta a essere fatta con calma, un capitolo al giorno, per farsi pervadere lentamente dai suoi insegnamenti, e ci si avvicina a idee di profonda apertura e accettazione del mondo e degli altri per come sono e per come si presentano, non per come vorremmo che fossero o dovrebbero essere. In linea con le tradizionali filosofie orientali, impariamo così a riconoscere l'apparente dualità e l'unità degli opposti che si compenetrano (lo Yin e lo Yang), a liberarsi dal desiderare e dal volere sempre e a tutti i costi, a rafforzarci attraverso lo svuotamento dell'eccessiva ambizione. In altri capitoli Wayne Dyer spiega come si faccia ad essere appagati attraverso la semplicità del vivere in sintonia con la natura, o perché sia meglio ritirarsi al momento giusto una volta terminata l'opera, o come esercitare il potere del silenzio attraverso la riflessione e la meditazione.
Sembra strano, ma leggendo questa Saggezza del Tao lo sguardo che siamo abituati a dare sul mondo diviene più imparziale, pacificato, forse anche distaccato, ma un poco più sereno. E l'imparzialità, secondo il taoismo, è la qualità più nobile, quella che più ci avvicina all'eternità.
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