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Sebbene Salambò dia il nome all’omonimo fumetto, tra l’altro tratto dal romanzo storico di Flaubert, il protagonista è quel pazzoide di Lone Sloane sotto mentite spoglie, quelle di Matho. Così il viaggio di Lone Sloane riprende, non più a bordo del O’ Sidarta, ma questa volta con L’artiglio d’argento rubato all’imperatore Shaan, un’astronave a geometria variabile, multiforme, dove anche il colore cambiava al bisogno, proprio come le tavole di Druillet: camaleontiche, piegate al volere del suo creatore, gli ordini di lettura talvolta si stravolgono, talvolta sei tu, lettore, ad assumere pose da contorsionista per cercare di non distogliere mai gli occhi dal foglio per contemplare quei layout o architetture dalla geometria assurda mentre dovrai girare il fumetto in verticale. Salambò si fa carico di un certo lirismo ed eleganza narrativa, che si contrappone al suo usuale pessimismo, nel suo caso “cosmico”, e crudezza visiva. Druillet non rinuncia di certo alla violenza, al grottesco e all’oscenità; qui c’è uno sterminio incalcolabile, come incalcolabili sono i morti ammassati che formano addirittura colline. “Le anime dei morti si dissolvono nella luna come i corpi si dissolvono nella terra. Le loro lacrime generano la sua umidità. E’ un soggiorno scuro pieno di fango, di detriti e di tempeste”. Del resto questo non è il Salambò di Flaubert e né vuole esserlo, Druillet risponde che Flaubert è al cimitero, non in questo fumetto.
Opera epica e spettacolare, disegnata con grande maestria e immaginazione da uno dei grandi maestri europei.
Recensioni
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La cattiva notizia è che, fino a poche settimane fa, nessun editore italiano aveva pensato di pubblicare l’edizione integrale di Lone Sloane, capolavoro fantascientifico di Philippe Druillet. La buona notizia è che Magic Press ha deciso di rimediare al misfatto pubblicando l’oeuvre del francese in due volumi, Lone Sloane - L’Integrale (uscito a febbraio) e Salambò - L’integrale. La saga racconta le vicende dell’ex umano Lone Sloane, eroe invincibile e dagli occhi rossi che vaga per lo spazio dal pianeta Delirius (dimensione astrale e più viziosa di Las Vegas) a una versione futuristica dell’antica Cartagine, rappresentata nel secondo volume, Salambò.
Siamo nell’anno 800 della Nuova Era e il giovane Sloane viene catapultato da un’entità misteriosa in un universo parallelo di cui presto diventa eroe ribelle. Il lavoro, iniziato nel 1966, sconvolse il mondo del fumetto francese (e non solo), rompendo gabbie e vignette sotto il peso di tavole enormi e grottesche, dense di dettagli su panorami lussuriosi. Druillet è stato membro del collettivo “Les Humanoides Associés”, una cosina di cui facevano parte Mœbius, Jean-Pierre Dionnet, Bernard Farka e che portò alla nascita della rivista Métal hurlant, iconica testata fantascientifica. Lone Sloane nacque su Pilote, il giornale a fumetti dedicato agli adolescenti, fondato da René Goscinny (creatore insieme a Uderzo di Asterix), prima di continuare proprio su Métal per molti anni, sviluppandosi in modi sempre diversi, fino allo scatenato omaggio di Druillet al Salambò di Gustave Flaubert, romanzo storico ambientato durante le guerre puniche sul morboso amore del soldato Matho per la nobildonna cartaginese Salambò. E che c’entrano i cartaginesi con una saga che aveva bazzicato per pianeti come Gail e Delirius? Non è questo il punto: lo stesso Goscinny non capiva cosa diavolo fosse questo incantevole casino. E non lo capirete nemmeno voi, statene certi.
Lone Sloane non va capito, va ammirato e osservato al microscopio come ogni monumentale lavoro durato decenni. Voto 5/5
Recensione di Pietro Minto
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