Non è una biografia usuale quella che gli autori ci offrono dopo nove anni di minuziosa ricerca, condotta su documenti di difficile reperimento, interviste con chi non aveva mai voluto concederne, fotografie inedite. E non lo è per lo stile orale della biografia, oltre che per il carattere del protagonista, J.D. Salinger, una delle figure più sfuggenti della letteratura americana. Punto di partenza sono le innumerevoli interviste che compongono il film-documentario
Salinger, del regista Shane Salerno, qui trascritte mantenendo la ricchezza del parlato e della varietà dei personaggi, grazie anche alla collaborazione con David Shields, noto romanziere-saggista (suo il recente
Fame di realtà). La parola "realtà" si può però usare, sosteneva Nabokov, soltanto fra virgolette. E le virgolette sono di rigore quando si tratta dell'inafferrabile autore di
The Catcher in the Rye (1951)
Il giovane Holden, il quale, dopo il successo americano e mondiale, sparisce dalla scena mondana newyorkese, si ritira in campagna, non concede interviste, impedisce con ogni mezzo alla curiosità mediatica di stanarlo, istigando con ciò un inesausto desiderio di scoprirne il segreto, rendendolo oggetto di incessanti tentativi, a volte patologici, di raggiungerlo (l'assassino di John Lennon si difese sostenendo di aver messo in pratica le idee di Holden). Con grande sensibilità letteraria e filmica gli autori compongono
un montaggio variegato di testimonianze inedite, evocatrici del variegato mondo salingeriano, dai compagni d'arme della guerra alla famiglia, dagli amici (e nemici) alle amanti, agli editori, ai colleghi del "New Yorker", a registi e scrittori famosi, ricostruendo così la storia affascinante dell'America di quegli anni. Le testimonianze orali sono corredate da innumerevoli fotografie, lettere, brani di diari, documenti privati, commenti di autori e registi famosi, da Truman Capote a Billy Wilder. Ne risulta un intreccio di voci contrastanti, che offrono al lettore il suspense di una
detective story, tesa ad una piena comprensione della complessa figura del romanziere, ma che il testo, fortunatamente, non consente di rendere anche definitiva. Il risultato più felice è tuttavia l'onnipresenza della voce di Salinger, che sembra animare i colloquialismi di tutte quelle altre voci, diventate qui suoi personaggi. Tutto inizia con la guerra, ma prima ancora inizia con il giovane dandy, scostante,
ennuyé, cioè con la storia di Holden Caufield, i cui primi capitoli Salinger porta con sé in guerra: un ramo d'oro che gli permettesse di ritornare. Nato nell'agiatezza avvolgente di Park Avenue, il giovane Salinger è anticonformista in tutto: solitario, cattivo studente, artista anziché laureato, il contrario di ciò che ci si aspetta da lui. Come tutti i ribelli ha peraltro profondamente interiorizzato alcuni dei valori "fasulli" dell'alta borghesia che, nella finzione, Holden disprezza. Ed è tenacemente deciso a diventare un grande artista di successo. La sua pena adolescenziale anticipa l'inquietudine dei ribelli senza una causa, da James Dean a Kerouac, fino ai giorni nostri. Ma la causa arriva con la guerra, nel corso della quale, come agente del controspionaggio, Salinger partecipa a sanguinose battaglie ed è fra i primi ad entrare in uno dei campi di Dachau
: per non lasciarlo mai, si dice. Ricoverato a Norimberga per nevrosi da combattimento, gli viene in seguito assegnato il compito di scovare i nazisti nascosti. Nel frattempo, incontra e sposa una ragazza tedesca, possibile informatrice della Gestapo. Annullato il matrimonio, inizia la lunga serie di amori per giovani ragazzine, il cui prototipo era stata la grande passione d'anteguerra per la stupenda, famosa e sedicenne Oona O'Neill. Per tutta la vita Salinger
mitizzò questo rapporto e fu ossessionato da adolescenti nella fase di passaggio
dall'adolescenza all'età adulta, dall'innocenza all'esperienza, nel
tentativo di riconquistare quello stato di grazia, precedente la caduta, l'abbandono di Oona, la guerra. Per tutta la guerra fu il romanzo in fieri a sostenerlo, a curarlo dal trauma
e, negli anni successivi, ad ergersi fra lui e il precipizio dal quale Holden,
The Catcher, cerca di salvare, afferrandoli, i ragazzini. Il libro è stato, ed è ancora, un successo mondiale proprio perché seppelliva il trauma nei silenzi brucianti della voce di Holden
: Salinger sosteneva che ci deve essere "fuoco fra le parole", e che "gli uomini che sono stati in questa guerra meritano una sorta di tremula melodia, resa senza imbarazzo o rimpianto". "È pazzo il ragazzino in questo racconto?" ci si domandava. È "la pazzia dell'arte", avrebbe risposto Henry James.
La traduzione è buona, tenuto conto delle difficoltà. Un unico appunto: quando nella grande cultura americana si parla di "caduta" non si tratta di un "capitombolo". Giuliana Ferreccio