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Ci voleva, era ora, un saggio - che definisco manuale di nursing della salute mentale - dal luogo in cui Franco Basaglia realizzò la de-istituzionalizzazione del malato tanto da convincere il legislatore che quella era la strada da percorre. Di quella strada, di quell'etica dei diritti, ne danno testimonianza gli infermieri enfatizzando il ruolo dell'organizzazione dei servizi. Il tema centrale del volume è esplicito e convincente: l'organizzazione può guarire, curare e prevenire, oppure favorire o determinare malattia e complicanze a volte irrimediabili. La necessità dunque è quella di avere una bussola di valori condivisi che aiutino a progettare e pianificare organizzazioni che curano e che perseguano il cambiamento e l'innovazione. La trama si snoda come in un testo letterario; infatti, lavorare nella salute mentale è entrare nelle storie della gente in punta di piedi, per ricomporre significati infranti e leggere complessivamente i bisogni qualificandoli come diritti. Questa capacità di realizzare affreschi di vita può venire solo dall'emisfero destro, dalle attitudini umanistiche che sono il primo imprescindibile requisito per chi opera in questo campo. Il nursing anche qui è arte della presa in carico, dove l'accoglienza è snodo organizzativo insostituibile. è anche garanzia di continuità terapeutica, di programmazione personalizzata attraverso la contrattazione e negoziazione del progetto di cura. La garanzia dei diritti non può prescindere da servizi attivi 24 ore su 24, sette giorni su sette, in uno spazio di cura adeguato, pro-attivo, a bassa soglia, integrato nella comunità dove la gente vive (dalla Prefazione di Danilo Massai).
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