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L’estetizzazione diffusa, la veloce proliferazione di immagini levigate e consegnate al consumo, dove conta solo il mero presente della più piatta percezione, conducono a una fondamentale anestetizzazione. Nulla più accade e ci riguarda nel profondo, e così l’arte diventa, come già aveva avvertito Nietzsche, solo occasione di una momentanea eccitazione. Ma l’originaria esperienza del bello è invece una scossa estatica che ci trasforma e si prolunga anche nella vita etica e politica. La bellezza non rimanda al sentimento di piacere, ma a un’esperienza di verità. “Tu devi cambiare la tua vita”: il monito che promana dal Torso arcaico di Apollo nell’omonima poesia di Rilke è la parola che il bello ci rivolge attraverso questo libro. Meno immediato di Le non cose e La società senza dolore ma altrettanto interessante e con molti spunti di riflessione sull’agire della società moderna. Credo che Byung-Chul Han sia uno dei filosofi contemporanei più interessanti nel panorama odierno, sicuramente da seguire approfondendo anche le altre sue opere.
Byung Chul Han continua la propria riflessione filosica sul mondo attuale, profondamente digitale e individualista. In questo breve saggio, sulla base della riflessione sul "bello" di filosofi precedenti quali Platone, Kant, Hegel, Adorno e altri intellettuali, Han considera che oggi il bello è qualcosa di levigato, di semplice e immediato, adatto ai like dei social e pronto per il consumo. Immediato e immediatamente da dimenticare. Invece il bello implica una relazione con l'altro, un sentimento duraturo, una ferita che cambia, il ricordo, una presa di responsabilità. Senza ciò, tutto è diventato pornografico perché troppo visibile e 7accessibile, mentre il bello e l'erotico vogliono veli, misteri, nascondigli. Un'analisi a mio avviso corretta, anche se sconcertante. Da leggere.
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