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Saper fare la scuola: il triangolo che non c'è - Vittorio Campione,Silvano Tagliagambe - copertina
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Saper fare la scuola: il triangolo che non c'è - Vittorio Campione,Silvano Tagliagambe - copertina
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Descrizione


Nel dibattito pubblico sulla scuola c'è chi ritiene di sapere che cosa essa sia e da questa certezza, acriticamente assunta, ricava meccanicamente gli obiettivi e i compiti che le devono essere assegnati e i contenuti che deve erogare nelle diverse tappe del suo sviluppo e nelle sue differenti articolazioni. Gli autori di questo libro seguono la via opposta. Si sforzano di capire che cosa significhi fare scuola oggi sulla base di un approfondimento condotto costantemente su un duplice binario: da una parte l'analisi dei risultati acquisiti dalla ricerca internazionale sui processi d'apprendimento, unita alla riflessione sulle migliori esperienze d'insegnamento in atto, e, dall'altra, l'esame dei processi organizzativi e degli indirizzi politici che governano il sistema educativo. Ne viene fuori un quadro ricco e composito, in cui i diversi temi s'intrecciano, si richiamano e si rinforzano vicendevolmente fino a convergere in domande cruciali e ineludibili, per rispondere alle quali non vengono date soluzioni preconfezionate, ma proposti spunti tesi soprattutto a sollecitare il pensiero critico del lettore e a stimolarne l'autonoma valutazione. Il volume è per questo rivolto a politici e amministratori e a tutti coloro, dirigenti, docenti, studenti o genitori, che ritengono che la scuola sia un sistema dinamico che deve essere in grado non solo di seguire e accompagnare i cambiamenti sociali, ma anche di progettarli e anticiparli.
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Dettagli

2008
11 marzo 2008
XVII-264 p., Brossura
9788806191856

Voce della critica

Il dibattito sulla scuola secondaria superiore e sulla sua riforma, da decenni, si sviluppa prevalentemente attorno ai modelli organizzativi dei diversi ordini e all'inserimento di alcuni – modesti – aggiornamenti (uso di nuove tecnologie, maggiore attenzione alla cultura del Novecento ecc.) in un impianto didattico vecchio e in buona parte logoro. La centralità della persona dello studente, pur proclamata con enfasi, è rimasta una petizione di principio, dal momento che è stata di fatto riaffermata la centralità di programmi sostanzialmente inamovibili.
Vittorio Campione e Silvano Tagliagambe propongono in questo saggio un approccio completamente diverso e senz'altro molto interessante: una nuova scuola – affermano con abbondanza, a volte eccessiva, di riferimenti scientifici – deve fondarsi sulla comprensione che l'obiettivo della formazione "non è l'acquisizione completa di specifici contenuti prestrutturati (…) bensì l'acquisizione e l'incorporamento di una metodologia d'apprendimento che renda progressivamente autonomo il soggetto nei propri atti conoscitivi". Questa affermazione, che può sembrare scontata, implica in realtà radicali cambiamenti di prospettiva. L'autonomia del soggetto fa emergere i diversi tipi di intelligenza: accanto a quella caratterizzata dalla razionalità vengono finalmente considerate anche quella emotiva (mentre la scuola oggi troppo spesso favorisce una sorta di analfabetismo emozionale, perché vi si continua a ignorare l'"esistenza" del corpo) e quella evolutiva, in quanto un sistema vivente (e quindi anche un ragazzo che siede sui banchi) seleziona tra gli stimoli ambientali quelli significativi in funzione della stabilità dei propri scambi con l'ambiente stesso e scarta quelli che lo sono meno: tutto ciò ha enorme importanza nell'interazione tra la formazione proposta dalla scuola e la disponibilità ad apprendere da parte dello studente.
Salvo pochissime eccezioni, finora la scuola non ha saputo affrontare questi nodi; oggi, però, pena la progressiva esclusione dai circuiti formativi, il sistema scolastico deve misurarsi con il fatto che la conoscenza è "un processo dinamico e sempre incompleto all'interno del quale acquisisce importanza e valore determinanti la capacità del soggetto di vederne i limiti, le manchevolezze, le insufficienze, la necessità di approfondimento". Sul piano dell'attività scolastica queste riflessioni prefigurano una "didattica orizzontale", in cui studenti e docenti mettano a disposizione le proprie specifiche competenze per ottenere risultati comuni e una "scuola senza classi", cioè un'organizzazione del lavoro scolastico non irrigidita in tutte le sue fasi dalla partecipazione esclusiva dello studente a un unico gruppo-classe, ma finalizzata in maniera funzionale alla realizzazione – non necessariamente nella stessa classe – degli obiettivi formativi fissati. Solo in questo modo è possibile una progettazione per competenze che sia basata sui seguenti aspetti: chiara indicazione degli obiettivi da raggiungere, identificazione di indicatori, criteri e parametri di verifica, precisazione dei livelli di padronanza attesi e modalità attraverso cui le competenze acquisite possono essere utilizzate in contesti differenti da quelli in cui sono state acquisite.
Questo è il livello della sfida e dell'impegno per la scuola dei prossimi decenni: perché abbia un esito positivo occorrono risorse, formazione e professionalità dei docenti e dei dirigenti scolastici e consenso sociale; ma se dovesse prevalere la logica dei tagli della spesa per la formazione, l'umiliazione professionale e civile degli insegnanti, il disprezzo per la cultura critica la scuola – e con essa un'intera generazione – andrà incontro a un disastro epocale.
Vincenzo Viola

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Conosci l'autore

Silvano Tagliagambe è professore emerito di Filosofia della Scienza. Ha insegnato presso le università di Cagliari, Pisa, Roma e Sassari. Membro del Collegio dei docenti del Máster en Comunicación Social dell’Universidad Complutense di Madrid, fa anche parte del Consiglio Consultivo del Centro de Investigación en Ciencia Política, Seguridad y Relaciones Internacionales dell’Universidad Lusófona de Humanidades e Tecnologias di Lisbona e dell’Universidad Lusófona di Porto. Ha al suo attivo più di trecento lavori pubblicati, tra cui si ricordano La libertà, le lettere, il potere (Rubbettino, 2011, con Dario Antiseri e Paolo Maninchedda), Catastrofi dell'immediatezza (Rosenberg & Sellier,...

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