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Sapevate che otto ore all’anno le viviamo sbadigliando? Sapevate che perfino il feto nell’utero materno sbadiglia? Sapevate che lo sbadigliare troppo spesso o troppo poco è sintomo di probabili patologie? A queste e altre conclusioni giungono Gianluca Ficca, psichiatra e ricercatore della Seconda Università di Napoli, e Piero Salzarulo, neuropsichiatra e professore dell'Università di Firenze, nel saggio “Lo sbadiglio dello Struzzo – Psicologia e biologia dello sbadiglio” (Bollati Boringhieri, Torino, 2002). I due autori esplorano la materia da ogni punto di vista: quello fenomenologico, descrivendo le strutture e i meccanismi nervosi implicati nello sbadiglio stesso, quello etologico, analizzando il significato che lo sbadiglio assume nel regno animale, quello fisiologico e comportamentale, studiando le relazioni che esistono tra sbadiglio e sonnolenza, tra sbadiglio e noia e tra sbadiglio e altri segnali del volto quali l’ammiccamento e i tic, tutti indicatori di una diminuzione di vigilanza. In chiusura si affronta l’aspetto semiologico dello sbadiglio e cioè la descrizione delle ipotesi che spiegherebbero lo “sbadiglio contagioso” (lo psicologo Robert Provine ha mostrato che si ottengono più sbadigli leggendo un testo che parla di sbadigli piuttosto che leggendo un testo che parla di singhiozzi). I due autori concludono illustrando brevemente come viene percepito lo sbadiglio quando il punto di osservazione è quello degli artisti, sia poeti e scrittori quali Leopardi, Pascoli o Calvino, sia pittori quali Degas, Brugel o Munch. Il libro, anche se ricco di termini medici di non sempre facile comprensione, riesce a stimolare l’interesse per questo comportamento ancora oggi poco studiato e discusso dalla scienza. Le nove singolari figure presenti nel testo, rappresentanti l’atto dello sbadigliare, danno un'ulteriore conferma dell'universalità di questo fenomeno, non solo esclusivo della specie umana ma caratteristico anche di molti animali. Ma perchè utilizzare proprio lo struzzo per intitolare quest
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