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Gli scacchi tra fosforo e silicio. Due modi di pensare lo stesso gioco - Enrico Pepino,Nicola Vozza - copertina
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Gli scacchi tra fosforo e silicio. Due modi di pensare lo stesso gioco
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Gli scacchi tra fosforo e silicio. Due modi di pensare lo stesso gioco - Enrico Pepino,Nicola Vozza - copertina
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Descrizione


Le tecnologie informatiche hanno aperto nuovi orizzonti alla comunità scacchistica, ma non è semplice usufruirne al meglio. Per esempio, non è affatto scontato che si possa fare a meno della didattica tradizionale; ciò è noto ai giocatori di vertice, ma non altrettanto ai giocatori meno esperti, ipnotizzati dalle valutazioni decimali dei loro "amici" al Silicio, i programmi appunto. Il tema è di strettissima attualità, quindi niente di meglio che paragonare le analisi dei programmi scacchistici all'intuito posizionale del grande maestro. Diverse partite ampiamente commentate dagli autori, impreziosite dal commento "vivo" dei GM e dalle loro dichiarazioni post-partita. Dal maestro smaliziato al giovane principiante, tutti troveranno consigli utili per migliorare il proprio livello di gioco imparando o diffidando dai giocatori al Silicio.
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Dettagli

2010
1 gennaio 2010
120 p.
9788896076170

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Rocco Marcandrea
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Gli autori (un CM e un 1N), avrebbero potuto cogliere questa ghiotta occasione per realizzare finalmente un "handbook" aggiornato ed equilibrato, sullo stato dell'arte di scacchi e computer, con pregi e difetti dei chess engine, con la possibilità per noi "umani" di farne uso in modo vantaggioso per migliorare il nostro gioco, ecc. Insomma un logico proseguimento dell'ottimo (ma oramai datato) "I giocatori artificiali" del prof. Ciancarini. E invece no. Hanno deciso di realizzare un libro "a tesi". Con tutti gli evidenti limiti che un libro simile comporta. La tesi dei due autori è che i moderni chess engine, sarebbero in realtà dei software che rimangono sostanzialmente stupidi e sanno "solo" trovare una sequenza di buone mosse. Ad di là del fatto che un software sa fare (benissimo) quello per cui è stato programmato, è evidente che anche un chess engine potrebbe facilmente compiere dei sacrifici di qualità se venisse programmato in tal senso, e soprattutto se ciò comportasse dei benefici sostanziali. Un chess engine è programmato non per fare arte o filosofia o per trovare la "verità ultima" degli scacchi. Esso è programmato per vincere. E questo sa farlo benissimo! Chissà perché poi i due autori hanno deciso di lasciare fuori dalle loro analisi i migliori software attuali(Deep Rybka 4, Naum 4.2, Houdinì 1.03a, ecc.) fatti girare su hardware multicpu, che hanno punteggio ELO di molto superiore (intorno ai 3250 elo) rispetto al più grande scacchista di sempre, ovvero Garry Kasparov (circa 2850 elo), concentrando invece la loro attenzione (e quella del lettore) su programmi molto meno potenti e aggiornati e con hardware mono cpu. Concludendo, mi va di ricordare una frase che già da sola contraddice la tesi dei due autori, una frase di qualcuno che, scacchisticamente parlando, era molto più colto di loro e del sottoscritto:" Io non credo nella psicologia ma nelle buone mosse". Quel qualcuno si chiamava Bobby Fischer.

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