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Come suggerisce il titolo, il lavoro di Lizza si propone di offrire uno sguardo generale sugli equilibri e squilibri globali odierni e sulle prospettive future. Un'attenzione particolare viene inoltre dedicata a nuovi scenari, spesso trascurati dalle analisi geopolitiche. L'autore non può ovviamente evitare di misurarsi con una delle questioni più dibattute nell'ultimo decennio: il cosiddetto "scontro delle civiltà". A tal proposito, riconosce a Huntington il merito di avere messo in luce la centralità della cultura nelle contrapposizioni del XXI secolo. Tuttavia, la realtà del terzo millennio, sostiene Lizza, "è più simile a una tela di Klimt che a un quadro di Braque": non vi sono, cioè, colori netti, ma una moltitudine di tasselli ricchi di sfumature cromatiche. La dicotomia Occidente-Islam, da questo punto di vista, si rivela erronea data l'eterogeneità della civiltà arabo-islamica. Altro tema ineludibile è naturalmente quello dell'egemonia statunitense: Lizza ritiene che sia in atto un ripiegamento politico ed economico del colosso americano già dagli anni settanta, segnalato chiaramente dalle scelte di Nixon e Kissinger e dalla fine della convertibilità fissa tra oro e dollaro. Ma fra i temi più originali del libro emerge soprattutto la rilevanza assunta dallo scenario africano, "ultima frontiera per lo sfruttamento economico delle risorse del pianeta". Non solo in Africa, comunque, si stanno configurando "i prodromi dei futuri conflitti": vi è anche la "nuova corsa al controllo dei fondali marini; l'Artico è diventato "un teatro strategico di fondamentale importanza", grazie alle possibilità di sfruttamento aperte dalla tecnologia. Il libro riesce così a mettere in evidenza come l'arena globale sia oggi caratterizzata non da una sola questione, bensì da una pluralità di "scenari geopolitici".
Giovanni Borgognone
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