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Siamo abituati, in Italia, ai disservizi: ma il cittadino, invece di essersi ormai assuefatto a questo stato di cose, vede il proprio grado di tolleranza in progressiva diminuzione. Manca da semere, nel nostro paese, una cultura dei diritti quotidiani, e di fronte agli scioperi nei pubblici servizi l'utente ha iniziato a ribellarsi. Il fatto è che stiamo assistendo a una riduzione della conflittualità nelle fabbriche, nell'industria rivata, e a un parallelo inasprirsi delle lotte nelle banche, ne e scuole, negli ospedali, nei trasp(frti. A farne non sono i datori di lavoro ma i terzi: i consumatori e g i uten i. o sciopero non èpiù quello di una volta: è in atto un vero e proprio mutamento nella strategia delle lotte. E una tendenza stabile oppure transitoria? Per capirlo occorrono nuovi metodi di indagine, e la Pipan dedica il libro all'analisi di questa logica imperfetta che considera.,l' e co_ me un « contrattempo » e giunge ad intaccare il principio di solidarietà tra i lavoratori, a eliminare la reciprocità tra fornitore di un servizio e utente. Perché il conflitto si è terziarizzato? E inevitabile che lo sciopero danneggi i terzi? Sono alcune delle domande cui la Pipan risponde con pagine chiare, dense di riferimenti e situazioni concrete (come quella del centro meccanografico di Latina, ad esempio). Le risposte coinvolgono problemi cruciali come l'autoregolamentazione, il futuro della rappresentanza sindacale e la preminenza, nella nuova società italiana, del "gruppo" sulla classe.
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