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Romanzo vincitore del prestigioso Prix Renaudot, La scomparsa di Josef Mengele si immerge fino in fondo nel cuore di tenebra del secolo trascorso.
«La mente malefica di Mengele messa a nudo». - la Repubblica
«Guez ci fa entrare nella mente di un criminale a cui bastava un cenno per decidere le sorti di un condannato a morte per Auschwitz». - Il Foglio
«Ci sono libri duri, ma necessari. È il caso di La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez». - Il Sole 24 Ore
Buenos Aires, giugno 1949. Nella gigantesca sala della dogana argentina una discreta fetta di Europa in esilio attende di passare il controllo. Sono emigranti, trasandati o vestiti con eleganza, appena sbarcati dai bastimenti dopo una traversata di tre settimane. Tra loro, un uomo che tiene ben strette due valigie e squadra con cura la lunga fila di espatriati. Al doganiere l'uomo mostra un documento di viaggio della Croce Rossa internazionale: Helmut Gregor, altezza 1,74, occhi castano verdi, nato il 6 agosto 1911 a Termeno, o Tramin in tedesco, comune altoatesino, cittadino di nazionalità italiana, cattolico, professione meccanico. Il doganiere ispeziona i bagagli, poi si acciglia di fronte al contenuto della valigia più piccola: siringhe, quaderni di appunti e di schizzi anatomici, campioni di sangue, vetrini di cellule. Strano, per un meccanico. Chiama il medico di porto, che accorre prontamente. Il meccanico dice di essere un biologo dilettante e il medico, che ha voglia di andare a pranzo, fa cenno al doganiere che può lasciarlo passare. Così l'uomo raggiunge il suo santuario argentino, dove lo attendono anni lontanissimi dalla sua vita passata. L'uomo era, infatti, un ingegnere della razza. In una città proibita dall'acre odore di carni e capelli bruciati, circolava un tempo agghindato come un dandy: stivali, guanti, uniforme impeccabili, berretto leggermente inclinato. Con un cenno del frustino sanciva la sorte delle sue vittime, a sinistra la morte immediata, le camere a gas, a destra la morte lenta, i lavori forzati o il suo laboratorio, dove disponeva di uno zoo di bambini cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e difendere la razza ariana. Scrupoloso alchimista dell'uomo nuovo, si aspettava dopo la guerra di avere una formidabile carriera e la riconoscenza del Reich vittorioso, poiché era... l'angelo della morte, il dottor Josef Mengele.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Siamo in democrazia e in anonimato io provo a dire la "mia". Conosco la figura di Mengele dai film. Il cattivo per eccellenza, invincibile. Il romanzo invece ne da' una visione più realistica. Un uomo in fuga. Fine pena mai. Poi si può discutere se ha pagato di più Eichmann o Mengele. Un colpo secco o la "fine del topo". Ho provato empatia, se non per il mostro (chi sa' cosa era? il mistero umano e' grande), del figlio o della famiglia. Soprattutto del figlio. La storia e' un susseguirsi di crimini dopo Mengele, ci fu' Arkan e oggi c'e' la guerra in Russia (ho dimenticato l ISIS). C e' una cosa da dire. "Sbatti il mostro in prima pagina". E di CIO' Hollywood fu' colpevole. Non di aver parlato male di Mengele ma di aver coperto UN SISTEMA. A chi mandava i test Mengele? Chi l aveva messoi? Facile addossare a un uomo solo, fosse anche Hitler, tutto. Ci sono altri personaggi squallidi. I riciclati. I furbi. Loro son saliti sul carro del vincitore o hanno continuato a lavorare contro i bolscevichi per l occidente, ben protetti. Mengele no.
Un romanzo che, basandosi sulle numerose ricerche storiche citate nella bibliografia, diventa anche un valido esempio di romanzo non fiction. Con una narrazione essenziale la lettura diventa sempre più coinvolgente, a tal punto che riusciamo a capire come la fuga di Mengele sia stata essa stessa la sua unica condanna.
affascinante romanzo storico che ricostruisce una delle vicende personali più raccapriccianti e al tempo stesso avvolte da un alone di fascinoe mistero del 900. Ben scritto.
Recensioni
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