Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Shopper rossa
Scorze - Georges Didi-Huberman - copertina
Scorze - Georges Didi-Huberman - copertina
Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 29 liste dei desideri
Scorze
Disponibilità immediata
14,00 €
14,00 €
Disp. immediata
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Libreria Libr'aria
14,00 € + 5,00 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Nuovo
ibs
9,50 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Libreria Libr'aria
14,00 € + 5,00 € Spedizione
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Nuovo
ibs
9,50 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Chiudi

Tutti i formati ed edizioni

Nome prodotto
10,45 €
Chiudi
Scorze - Georges Didi-Huberman - copertina
Chiudi

Promo attive (0)

Descrizione


Al centro di questo "racconto fotografico" di Georges Didi-Huberman c'è il lavoro dello sguardo, sollecitato e messo alla prova proprio dove sembrerebbe non esserci più niente da vedere e nessuna immagine ancora disponibile a significare: il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, in cui la tragedia della storia pare aver annientato, oltre ai segni di vita, anche le parole per raccontare. Quello che è visibile è oggi ridotto a un "museo della memoria" pronto all'uso - con i suoi "allestimenti", apparati didascalici, ricostruzioni, segnaletiche che accerchiano lo sguardo. Eppure, scavando come un archeologo alla ricerca di tracce sparse e accidentali, l'autore scopre, attraverso e dentro le immagini che ha scattato, come la superficie parli del fondo. Le scorze di una betulla di Birkenau o il pavimento spaccato di una baracca sono "residui" o fenditure nella materia del presente che mettono a nudo pezzi di memoria, frammenti che ancora ci interpellano: segni fragili e tenaci come interrogazioni, come "le lettere di una scrittura che precede ogni alfabeto".
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

2014
16 gennaio 2014
74 p., ill. , Brossura
9788874524679

Voce della critica

  Che cosa sono le immagini? Sono spettri, ha proposto Georges Didi-Huberman, riesumando la lezione di Aby Warburg (L'immagine insepolta, Bollati Boringhieri, 2006). Sono lucciole, ha rilanciato, con e oltre Pasolini (Come le lucciole, Bollati Boringhieri, 2013). Ora l'originale percorso del filosofo e storico dell'arte francese si arricchisce di una nuova metapicture, secondo il conio di un teorico per molti versi consentaneo, W.J.T. Mitchell: le immagini sono scorze, cortecce. Non si tratta di semplici variazioni sul tema o esercizi di virtuosismo metaforico, perché di libro in libro lo sguardo di Didi-Huberman si pone di fronte a un buio più fitto, a questioni più ardue, sino a spingersi, in quest'ultimo, folgorante testo, sull'orlo dell'inimmaginabile. Scorze è un racconto fotografico, un saggio su alcune fotografie riprese dall'autore durante una visita al campo di Auschwitz-Birkenau. Didi-Huberman, figlio di una sopravvissuta alla Shoah, ha in precedenza scritto un intero libro, intelligente e controverso, sulle quattro fotografie scattate nell'estate del 1944 da alcuni membri del Sonderkommando, le sole testimonianze visive delle operazioni condotte nei crematori durante il loro svolgimento (Immagini malgrado tutto, Cortina, 2005). Sottesa all'uno e all'altro libro è una domanda sul valore di testimonianza delle immagini, che nel più recente lavoro trova una risposta nelle betulle (Birken) che, apparentemente immemori, fanno da quinte al campo a cui danno nome: la loro corteccia è, come le immagini, pura superficie; ma nei suoi strati più interni essa tocca la vita del tronco, vi partecipa, è "apparenza inscritta". I latini (lo ricorda Didi-Huberman al termine della sua tesissima rievocazione) chiamavano liber questo strato più interno della scorza degli alberi, quello da cui venivano tratte superfici atte alla scrittura; e nelle pagine di un libro le immagini devono confluire, se si vuole coltivare la speranza di cogliere in esse un alito di vita, uno sguardo dal passato che renda la nostra immaginazione sensibile all'umanità delle vittime della disumanizzazione di massa. È così spiegata la scelta del genere photo-essay, "un racconto di parole e immagini inseparabili" dove sono le parole, per così dire, ad autenticare le immagini, e non viceversa, come suggerirebbe il senso comune. Allo stesso modo la ripetizione, negli scatti dell'autore, delle inquadrature del Sonderkommando, attiva uno "sguardo archeologico" attraverso il quale "le cose cominciano a guardarci dai loro spazi e dai loro tempi sepolti". Le immagini sono soggetti subalterni a cui bisogna restituire voce e parola, ha avvertito W.J.T. Mitchell; esse portano con sé un debito di testimonianza che solo un'"immaginazione intermediale" (rimando qui al denso saggio di Pietro Montani edito da Laterza con questo titolo) è in grado di saldare, seppure mai compiutamente. Immaginare non significa, per Didi-Huberman, banalizzare. Tutto il saggio è attraversato da una preoccupazione circa le modalità di trasmissione della memoria: "Bisogna semplificare per trasmettere? Bisogna ingentilire per educare? Radicalizzando, si potrebbe dire: bisogna mentire per dire la verità?". Sono domande tanto più urgenti, quanto più prossima è ormai la scomparsa degli ultimi testimoni diretti. La risposta di Scorze è risolutamente negativa, in coerenza con l'impostazione archeologica (anzi esplicitamente filologica, rivolta allo studium piuttosto che al punctum) dell'elaborazione memoriale cui il saggio invita. Coinvolgono maggiormente le fotografie del Sonderkommando così come sono (in formato ridotto, fuori centro e fuori fuoco), delle loro stampe ingrandite e reinquadrate montate su steli accanto al crematorio V di Birkenau, nell'intento (nell'illusione) di mostrare il passato "così come veramente è stato"; ma perdendo la lancinante consapevolezza del "vitale pericolo di vedere" e della "quasi impossibilità di testimoniare" di chi le ha scattate, forse più eloquenti delle cataste di corpi ammassati.   Marco Maggi  

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Georges Didi Huberman

1953, Saint-Étienne

Georges Didi-Huberman (Saint-Étienne 1953), è uno dei maggiori filosofi e storici dell’arte francesi. Dal 1990 insegna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Oltre a Scorze, pubblicato da Nottetempo, ricordiamo Aprire Venere. Nudità, sogno, crudeltà (Einaudi, 2001), L’immagine insepolta. Aby Warburg, la memoria dei fantasmi e la storia dell’arte (Bollati Boringhieri, 2006), Ninfa moderna (2004), La pittura incarnata (2008) tutte pubblicate da il Saggiatore; e La conoscenza accidentale (Bollati Boringhieri, 2011).

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi