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scheda di Vindrola, A., L'Indice 1998, n. 5
A cinque anni dalla morte di Testori, due libri provano a fornire le coordinate generali della sua opera di drammaturgo, partendo dal presupposto che il teatro sia il luogo in cui si concentrano alcune tematiche fondamentali dell'opera testoriana. Che il teatro costituisca la chiave di volta per interrogarsi su Testori trova spiegazione nel fatto che, in rapporto alla sua opera poetica, narrativa, di critico e mercante d'arte, è proprio nel teatro che lo stesso Testori pone un'equivalenza con la vita. Non a caso questa è la conclusione di "Il ventre del teatro", il saggio del 1968 che dà il nome al volume curato da Gilberto Santini: ""Il faut tenter de vivre": il teatro è un tentativo da fare giusto per le stesse incalcolabili ragioni. Che la risposta non venga non autorizza a non tentare la domanda". È un teatro problematico quello di Testori, perché non si limita a sovrapporre l'arte e la vita ma rimanda a un al di là, a un "oltre" che la sua esperienza di cattolico e omosessuale doveva rendere assai poco maneggevole. Il carattere religioso del teatro di Testori è infatti un tema centrale, riconosciuto sia da Taffon che da Santini: quest'ultimo fra l'altro vi individua il punto di partenza per un proficuo confronto fra il drammaturgo lombardo e Antonin Artaud. Le consonanze fra i due saggi sono numerose, ma è proprio la diversa impostazione che suggerisce di leggerli insieme. Giorgio Taffon dedica un lungo intervento iniziale a ricostruire radici, tematiche, riferimenti che hanno posto le basi per la teoria e la pratica del teatro in Testori. Nella seconda parte del volume fornisce le "fabulae" di 22 testi teatrali per poi tentare nei due successivi capitoli la via dell'interpretazione e della valorizzazione della prospettiva drammaturgica. Il saggio di Santini cerca invece di mantenere lo spirito del colloquio, della testimonianza diretta. Inquadrano questa prospettiva una prefazione di Anna T. Ossani, un breve saggio di Santini e una cronologia testoriana, mentre la parte centrale apre con il saggio "Il ventre del teatro" e prosegue con un'antologia - a cura di Fulvio Panzeri - di interviste a Testori, testimonianze di attori e registi, per concludersi con otto lettere, di cui sette inedite.
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